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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

   Crisi climatica fuori controllo in Africa: Africa Occidentale

DiStefano Guidaci

Mar 6, 2023

terza e ultima parte

Anche nella parte occidentale del continente, l’allarme per la crisi climatica non può che rimanere altissimo. Dalla metà dell’aprile scorso ad oggi, gli sfollati a causa degli eventi meteo estremi sono stati oltre mezzo milione e la situazione sembra destinata a peggiorare.  A torto, qualche decennio or sono, si pensava che l’indifferenza fosse una strategia, ma, da quei giorni, disastri climatici, migrazioni forzate e conflitti tra poveri continuano ad abbattersi su quella parte d’Africa, nonostante questo sia il continente a più basse emissioni globali di gas serra. L’arroganza ed il menefreghismo dei paesi più ricchi, ha avuto conseguenze, prima che altrove, nel Sahel (l’accezione che qui intendo, comprende i territori di Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) ormai, in larga parte caratterizzato dalla presenza di zone desertiche o semi-desertiche, considerato una delle aree più vulnerabili al mondo, sotto un profilo climatico e ambientale.

In queste zone, gli effetti del riscaldamento globale, si sono  alternati, negli ultimi sessant’anni, con fasi di siccità e precipitazioni estreme, e sono state  anche teatro di conflittualità che non dipendono solo dalle variazioni climatiche, ma anche dall’inefficienza politica dei sistemi di governo.

Purtroppo anche la crisi climatica in Congo costituisce una grossa problematica per le regioni occidentali africane. In un paese già in estrema difficoltà, il riscaldamento globale sta rendendo la vita della popolazione sempre più complicata. Il bilancio è allarmante e, tanto la foresta tropicale, quanto il prezioso Lago Tanganica, stanno subendo pesanti cambiamenti. Il futuro spaventa gli esperti e intervenire è ormai un’urgenza.

La crisi climatica in Congo sta mostrando tutto il proprio potere devastante. Le temperature sono, infatti, in continuo aumento e, mentre le piogge torrenziali flagellano il paese in ogni stagione, le inondazioni si susseguono. Il Lago Tanganica, prima fondamentale risorsa, è diventato sinonimo di terrore. L’anno scorso, in due mesi, le sue acque hanno, infatti, distrutto 4240 case e 112 scuole. La deforestazione ha poi privato il paese di gran parte delle proprie difese naturali, rendendo il terreno più vulnerabile all’erosione. La popolazione, duramente provata da fame e povertà, fatica a vivere in queste condizioni e a trarne giovamento sono violenza e iniquità sociale.

Le possibilità per mitigare l’impatto della crisi climatica in Congo esistono. La comunità internazionale dovrebbe, però, riservare alla questione la massima attenzione. Il Congo è 175° su 189 paesi nel “Human Development Index” del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite. Le minacce alle sue scorte alimentari o idriche non possono essere ignorate. Intervenire sulle emissioni è, poi, la priorità, così come il ripristino delle foreste, preziose per il sequestro di carbonio. Investire su di esse fornirebbe anche barriere naturali contro inondazioni e frane. A livello locale è necessaria, dunque, un’educazione alla corretta gestione della natura. L’illegalità è però estremamente diffusa nel Paese e ciò complica le cose.

Nel 2022, ad Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, si è tenuta, convenzionata dall’UN, la Conferenza delle Nazioni di quest’area, per la lotta alla desertificazione. Il tema centrale è stato Land Life Legacy: from scarcity to prosperity ed è stato affrontato in presenza di tutti i leader dell’Africa orientale tra cui il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi, con gli omologhi della Nigeria Muhammadu Buhari, del Niger Mohamed Bazoum, o del Togo Faure Gnassingbé.

 “Entro il 2050 potrebbero esserci un miliardo di rifugiati climatici in tutti il mondo di cui, oltre la metà, in Africa e la dura verità del cambiamento climatico è che si sta verificando in tempo reale, davanti ai nostri occhi”. Così ha dichiarato il Segretario Generale dell’OMM (Organizzazione Mondiale Metereologica). A suo giudizio, questo è solo un assaggio di ciò che dovranno affrontare le generazioni future. Alcuni dei cambiamenti negativi sono già parte del sistema climatico attuale, ma altri possono ancora essere affrontati se ora facciamo riduzioni forti, rapide e sostanziali delle emissioni. Tuttavia, le concentrazioni di gas serra, in particolare l’anidride carbonica, rimangono a livelli record, al punto che secondo un aggiornamento sul clima pubblicato a maggio dalla World Meteorological Organization, la temperatura media annuale globale ha circa il 40 per cento di probabilità di aumentare di 1,5°C ,in almeno uno dei prossimi cinque anni. Se così dovesse avvenire, precipitazioni e inondazioni diverrebbero sempre più frequenti nella maggior parte delle regioni dell’Africa, ma anche in Asia, mentre caldo e siccità prevarrebbero negli altri continenti. In questo caso le conseguenze sul pianeta, in particolare sullo scioglimento dei ghiacciai e sull’innalzamento del livello degli oceani, sarebbero irreversibili per secoli se non per millenni, con buona pace di tutti i G20 sul clima.