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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La guerra non cambia

DiVinicia Tesconi

Apr 5, 2022

Ottant’anni fa c’erano le mitragliatrici, i bombardamenti, le cannonate. Oggi ci sono i missili ipersonici, i Kalashnikov, le bombe termobariche e le bombe al fosforo – che c’erano anche allora, in effetti e che, proprio per la devastazione che avevano causato, vennero vietate. La tecnologia, nella sua frenetica corsa a velocità esponenziale, ha rivoluzionato e potenziato al massimo anche la strumentazione bellica, ma non ha spostato di un millimetro la capacità di comprendere la gravità e l’inutilità di questo genere di progresso. Cambiano solo i mezzi, non gli uomini e quel futuro nel secondo millennio che, a chi si trovò sotto le bombe tedesche e americane nel 1945, sembrava lontanissimo e edotto sull’atrocità della guerra, rivela oggi che l’umanità intera è ancora là, esattamente dov’era 80 anni fa, a raccogliere i cocci insanguinati della propria incapacità di evolversi.

Le immagini terribili che rimbalzano in rete, anche al netto della feroce guerra mediatica ormai incastrata nel gioco perverso delle fake news, annullano la distanza di decenni e azzerano patti e accordi e dichiarazioni fondamentali di ripudio di ogni violenza e sbattono in faccia a quell’opinione pubblica ormai in totale e inquietante confusione, l’unica verità indiscussa: non è cambiato nulla.

La cronaca degli ultimi giorni in terra apuana prima dell’arrivo dell’esercito alleato e quindi della Liberazione dalla guerra e dal regime fascista, parla di colpi di artiglieria pesante, di cannoneggiamenti e bombe sulle città, di una scia di morti lasciata da chi, consapevole della sconfitta, usò ogni opportunità per far del male a chi lo aveva vinto. Il mattino del 5 aprile del 1945, Carrara era di nuovo sotto le bombe. I tedeschi costretti a indietreggiare verso Sarzana, si erano ancorati alle colline occidentali, bersaglio della contraerea alleata e degli incendi appiccati per stanarli. Le notti e i giorni successivi videro Carrara sotto le cannonate che arrivavano dalla linea del fronte, alla periferia della città. Il centro sembrava relativamente sicuro e la gente cercava, comunque di continuare a vivere. Tra i partigiani saliva il fermento dato dalla consapevolezza della resa del nemico ormai vicina. Per la gente c’era solo la speranza che lo scontro finale non avvenisse per le strade cittadine, per non far pagare un ulteriore tributo di vite ai cittadini sopravvissuti. Il 10 aprile lo scontro era sul Monte D’Arme, tra Sorgnano e Gragnana, ma i colpi delle artiglierie colpirono anche il centro e di nuovo si contarono morti e feriti. L’11 aprile, quando le truppe alleate entrarono a Carrara, provenendo da Massa, liberata il giorno precedente, i tedeschi in ritirata spararono a vecchi e bambini e venne diramato l’ordine per i civili di non sostare nelle strade per non incorrere nella rappresaglia nemica.

Cambiando il nome dei luoghi e quello degli eserciti, il risultato non cambia. La guerra non cambia.