Stanno in cima al costone della collina di Fossola, in una posizione straordinariamente privilegiata dal punto di vista panoramico, che spazia su tutta la cosa dalla foce del Magra fino a Livorno e che domina anche tutta la piana di accesso a Carrara. Facile immaginare un’origine strategica per quelli che a tutti, da generazioni, sembrano ruderi di un castello fortificato, tanto da meritarsi il nome di “Castelletti”. Ma poi, a ben guardare, la struttura fatiscente, ma ancora affascinante, che si staglia nello skyline carrarese rivolto verso il mare, non rivela i tipici segni di una fortificazione o di una postazione di guardia, quando piuttosto quelli di una dimora signorile, se pur in stile severo. E forse non è un caso che l’altro nome con cui il luogo è ugualmente noto sia i Palazzetti. A Carrara, i soprannomi derivano, spesso, dalla storia: di una persona, di un edifico o di un luogo e, con ogni probabilità è proprio in quel Palazzetti che si nasconde l’origine, per molti anni discussa, di uno dei luoghi più suggestivi della città.
Le ipotesi che nel tempo sono state considerate per spiegare la funzione e la proprietà originaria dei Palazzetti sono tante. Tra le più accreditate c’è stata, per anni, quella che li indicava come il casino di caccia dei Del Medico, potente famiglia di imprenditori del marmo che raggiunse il massimo splendore nel settecento e nell’’800, che aveva una maestosa villa, ancora oggi esistente proprio all’inizio di uno dei due sentieri che conducono ai Palazzetti. Qualcuno non era riuscito ad affrancarsi dalla natura militare dell’edificio in virtù di una posizione veramente strategica che, peraltro, bene si rapportava con le altre presenti sul territorio come il castello di Moneta, quello di Ficola, quello di Campiglia e il castello di Avenza – alcuni dei quali completamente perduti. Qualcun altro, invece, ne aveva collocato la costruzione in tempi relativamente recenti – gli anni trenta del novecento – riportando chiare testimonianze dell’uso agricolo della struttura immersa nei frutteti e dotata di una grande stalla.
La verità è emersa grazie a un’accurata ricerca realizzata per una tesi, nella quale, partendo da uno stemma presente sulla facciata dell’edificio, si è potuti risalire ai primi abitanti dei Palazzetti, e con ogni probabilità coloro che fecero edificare la struttura, che erano i Pisani di Moneta. L’epoca dell’edificazione, quindi, è da collocare tra la metà del settecento e la metà dell’ottocento quando gli abitanti del borgo di Moneta cominciarono in massa a trasferirsi nella pianura sottostante più facilmente coltivabile e meglio servita dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico.
L’edificio è costituito da due torrette e un corpo principale costruiti su una sorta di terrapieno delimitato dai muri perimetrali. Secondo le testimonianze di chi poté visitarli quando ancora erano in buone condizioni, gli interni erano impreziositi da affreschi e da scalinate e stemmi in marmo. La funzione di fattoria sicuramente venne adottata nella prima metà del novecento quando il cortile interno venne riempito di alberi da frutta e venne costruita anche una stalla. Nel frutteto era presenta anche una vasca adornata con un mascherone in marmo da cui sgorgava l’acqua. Il terreno circostante, coltivato a vigna e ulivi, era usato anche per battute di caccia. La proprietà passò di mano in mano e fu abitata fino all’inizio degli anni settanta. Da quel momento iniziò un’inesorabile degrado sul quale molta responsabilità la ebbero gli autori di furti e atti di vandalismo che portarono via dalla struttura quasi tutte le sue parti più preziose dagli stemmi alle ringhiere in marmo agli stipiti di porte e finestre. La spettacolarità del luogo e la relativa vicinanza al centro abitato lo ha reso da subito meta di passeggiate. Negli anni ’80 e ’90 era il classico ritrovo dei ragazzi delle vicine scuole superiori che marinavano la scuola, oppure la meta di moltissimi pic-nic o anche il luogo, incantevole e appartato in cui coppiette di ragazzini andavano a scambiarsi effusioni. In seguito e fino ad oggi, ha continuato ad essere un luogo in cui, purtroppo, le forze dell’ordine devono, ogni tanto fare un’incursione, ma, soprattutto, è rimasto un percorso di rara bellezza per gli amanti del trekking e della bellezza del territorio carrarese.
I Palazzetti sono raggiungibili da vari sentieri che partono da Fossola, da Fossone, dalla Gildona e da Santa Lucia. Il nostro percorso parte da Fossone alto e segue la mulattiera che sale a destra sulla strada che da Monteverde conduce a Isola. Si sale su una strada molto ripida chiamata “Leiseca” che passa tra piane di ulivi, in mezzo ai quali si aprono bellissimi panorami verso il mare. Si scende poi verso i Palazzetti quando si raggiunge indicazione Fossola su di un albero. Da qui la discesa ripida porta ai Palazzetti, da dove si hanno due possibilità: scendere a destra dall’angolo della torretta che guarda verso Carrara e Massa, oppure proseguire ancora per una decina di metri e scendere di lato lungo il muro che guarda le Apuane per arrivare sullo sterrato che riporta a Fossola.
I Castelletti, formati da due torrette e da un edificio principale, sono stati abitati fin circa agli anni ’60 (da famiglie di fattori) e poi completamente abbandonati, restando alla mercé di vandali e ladri che distrussero e rubarono ogni cosa.
I miei ricordi
Io visitai i Castelletti per la prima volta sul finire degli anni ’80 ed in quel periodo presi a recarmici spesso perché mi innamorai del giardino interno, che a differenza dell’edificio non era ancora in totale decadenza, e dello straordinario panorama che da lì si godeva. Nel giardino si trovavano molti alberi da frutto, alcune statue e pure una fontana, ma soprattutto vi regnava una gran pace, era un luogo che mi infondeva serenità!
Oggi il giardino è quasi completamente sommerso dai rovi, e delle statue e della fontana non vi è più traccia. Ciò che però è rimasta immutata è la straordinaria bellezza del panorama che il giardino dei Castelletti continua ad offrire.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio