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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il castello e le gallerie del borgo di Bibola in Lunigiana

DiVinicia Tesconi

Set 17, 2021

Sta distribuito sul cucuzzolo della montagna come zucchero vanigliato sopra un pandoro e sembra incoronare il rilievo con la sua struttura circolare: Bibola, in Lunigiana, è un borgo antichissimo, esistente già in epoca romana, come conferma la sua presenza nel lungo elenco di toponimi del mondo fino ad allora conosciuto che è la Cosmografia Ravvenate, compilata da un anonimo nel VII secolo dopo Cristo.

Probabilmente, data la sua posizione arroccata sul declivio del monte Porro, nel versante che domina la confluenza tra i fiumi Magra e Aullella, nei pressi di Aulla, nacque come accampamento fortificato dei romani. Tale, sicuramente, fu, in epoca bizantina, quando la sua funzione era quella di difendere il porto di Luni in una catena di fortificazioni che passava per i borghi di Pulica, Terrarossa – allora Rubra – e Corneda.

L’affermazione della via Francigena come percorso dei pellegrini verso Roma, diede l’avvio alla crescita del borgo che divenne una tappa del cammino in terra lunigianese e favorì la costruzione del castello che iniziò intorno al 1100. Rimaneggiato e ampliato per tre secoli, il castello e il borgo raggiunsero la loro forma definitiva nel corso del ‘400 sotto il dominio dei Malaspina. Fu probabilmente allora che si cominciò a coprire con delle volte in pietra molti degli accessi e delle strade di Bibola, dandogli l’aspetto di un paese in galleria, avvitato su se stesso come una chiocciola. Le ragioni dei passaggi coperti sono ancora da ricercare nella funzione di fortificazione dell’intero borgo, ma, sicuramente, le coperture fornivano anche il vantaggio di una mobilità interna protetta dalle intemperie, cosa molto utile per un paese frequentato soprattutto da pellegrini e mercanti.
Nel ‘200 il feudo di Bibola venne concesso dai Malaspina alla famiglia nobile dei Centurione, ma, nel 1306, coi trattati di pace di Castelnuovo, al termine della contesa tra i Malaspina e i Vescovi di Luni, Bibola tornò ai regnanti originari.
Verso la fine del ‘500 i Malaspina vendettero il borgo ai marchesi di Fosdinovo.
Agli inizi del ‘700 Bibola era ancora una tappa importante della via Francigena e quando scoppiò la guerra di successione spagnola divenne un presidio imperiale. Il paese, all’epoca era diviso in tre parti: il caldo, il freddo e il dritto ed aveva già la chiesa di San Bartolomeo, collocata ai piedi del castello. Tra dicerie e leggenda, da anni si è diffusa la storia che nella chiesa siano ospitate le spoglie di Margherita dei Pannocchieschi, moglie del conte Ugolino della Gherardesca, politico medievale reso celebre dall’attacco che Dante gli fece, inserendolo nell’Inferno della sua Commedia, ma ricerche più accurate tra i registri e le iscrizioni tombali non avrebbero confermato la cosa.

Il percorso per arrivare a Bibola parte da Aulla e copre un dislivello di 300 metri in forte pendenza. Il sentiero è segnato dagli adesivi della via Francigena e passa prima attraverso un fitto bosco e dopo su una strada sterrata con vista panoramica. All’altezza di un’edicola dedicata alla Madonna si deve rientrare nel bosco dal quale si sbuca in vista del paesino in cima alla montagna. Molto utili, per raggiungere Bibola sono le indicazioni del Cai poste sul percorso.

© Foto e percorso di Cristina Maioglio