• Sab. Apr 20th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

I fiori dell’amore perduto: le giunchiglie di maggio sul Monte Croce

DiVinicia Tesconi

Mag 7, 2021

Sono i fiori di maggio del Monte Croce: una distesa profumata di giunchiglie che puntuale nel pieno della primavera riveste le pendici della montagna che fa parte delle Alpi Apuane. Il Monte Croce  tocca i 1314 metri di altezza e per secoli è stato il luogo dell’alpeggio dei pastori di Stazzema. Si trova nelle Apuane meridionali, nella provincia di Lucca e deve il suo nome alla croce formata dai quattro crinali che scendono dalla sua cima e che si intersecano quasi perpendicolarmente. La montagna è formata da rocce calcaree al di sopra delle quali si estendono i prati di un verde brillante in primavera e in estate, coperti di neve in inverno. Dalla vetta, segnata da una semplice croce alta due metri e mezzo, è possibile spaziare con lo sguardo dalle Panie al mare della Versilia. A maggio i prati sul declivio del Monte Croce si riempiono dei fiori bianchi e stellati delle giunchiglie, una varietà della specie dei narcisi selvatici, chiamata Narcissus Poeticus. Nomen omen, in questo caso, perché la spettacolare fioritura di giunchiglie del Monte Croce è legata ad una leggenda che parla di un grande, poetico e disperato amore. Un ragazzo e una fanciulla, entrambi pastori, nel medioevo, erano soliti incontrarsi nei prati di Monte Croce, dove portavano le greggi a pascolare. Proprio sulla vetta del monte i due giovani innamorati avevano giurato di amarsi per sempre e avevano promesso di sposarsi al più presto, ma un feroce attacco dei Turchi sulle coste dell’alto Tirreno costrinse il giovane ad arruolarsi nell’esercito di difesa, dove cadde sotto i colpi del nemico. La pastorella, disperata per la perdita del suo amore, corse fino alla cima del Monte Croce e lì dove aveva donato al giovane il suo cuore, versò tutte le sue lacrime che, secondo la leggenda si trasformarono in fiori. Per ogni lacrima una giunchiglia: un miracolo che si ripete tutti gli anni da allora nel mese di maggio.

Un’escursione che intreccia la bellezza della natura alle trame della storia e della leggenda e dà origine a un percorso che, specialmente nel mese di maggio, è di rara suggestione. Si tratta di un cammino di circa nove chilometri su un tracciato accessibile anche ai camminatori meno esperti, ma si può anche arrivare in auto a Palagnana e da lì raggiungere la vetta in una salita sicuramente meno impegnativa. La strada è quella per Stazzema, ma prima di raggiungere il paese si svolta a destra seguendo le indicazioni per il B&B Casa Giorgini. Da lì si arriva a una zona sterrata dove si può lasciare l’auto. Il sentiero da seguire è il numero 5 fino al vicino innesto sul sentiero numero 6 che porta, in breve tempo al B&B. Si prosegue verso la Fonte di Moscoso sempre sul sentiero 6, fino a un bivio nel quale si svolta a destra sul sentiero numero 8 che va verso la Foce delle Porchette. A questo punto le indicazioni sono diverse. Il nostro suggerimento è quello di prendere il sentiero 108 fino alla Fonte del Pallino da dove comincia la salita verso la vetta del Monte Croce e ci si addentra in una meravigliosa distesa bianca il cui profumo è inebriante.

© Foto e percorso di Cristina Maioglio