seconda e ultima parte
“Il minimo movimento di un gatto è un’opera d’arte” afferma Fernando Pessoa.
Il gatto è da sempre ed ampiamente presente nel mondo dell’arte. Il gatto, che è già di per sé un “capolavoro” della natura, come asseriva anche Leonardo da Vinci, è protagonista in ogni arte e nelle sue svariate espressioni fin dai tempi antichi e lo è anche il gatto nero, nonostante la sua fama ambigua oscilli tra fortuna e sfortuna. La bellezza del gatto nero, resa appunto ancora più straordinaria ed affascinante dal colore del suo manto che gli permette di sparire nella notte e di confondersi e fondersi con le tenebre, ha da sempre colpito l’immaginario umano e molti artisti, pittori, scultori, registi, lo hanno scelto come soggetto, e con grande successo, per i loro lavori e le loro opere alcune delle quali diventate iconiche. Nelle arti figurative il gatto nero è rappresentato in molti dipinti, alcuni dei quali hanno destato addirittura scandalo come “Olympia” di Éduard Manet che esposto al Salon di Parigi del 1865, suscitò talmente tanto scalpore che dovette essere rimosso per placare gli animi agitati e le proteste del pubblico benpensante. Altri dipinti, invece, hanno decretato un grandissimo successo per il gatto nero, come la leggendaria insegna che il pittore ed incisore svizzero Théophile-Alexandre Steinlen realizzò per “Le Chat Noir” uno dei più importanti cabaret della Parigi d’avanguardia di fine ‘800, un luogo di ritrovo per letterati, poeti, pittori, chansonnier ed artisti d’ogni genere, e dove, rispecchiando il nome del locale, le parole d’ordine erano libertà e anticonformismo. Un’altro celebre dipinto è la “Ragazza con il gatto nero” di Giovanni Boldini del 1885, nel quale il gatto tra le braccia della giovane donna, è protagonista al pari della fanciulla e non una semplice comparsa a caratterizzare il ritratto come spesso accadeva all’epoca. La pittrice messicana Frida Kahlo ha realizzato diverse opere con il gatto nero; una delle più famose è “Autoritratto con collana di spine” dove il gatto intorno al collo dell’artista rappresenta un elemento incombente di tensione e minaccia. Per Frida Kahlo, infatti, il gatto nero rappresenta la sua sofferenza, tutto il dolore fisico ed emotivo che la pittrice ha dovuto subire ed affrontare per la sua intera vita. Anche nella scultura il gatto nero è molto presente e le sue rappresentazioni hanno molteplici significati. Talvolta è legato e rappresenta la superstizione tipica dei paesi occidentali, sfortuna, soprannaturale, poteri occulti; altre invece è raffigurato a simboleggiare valori positivi come la forza, la prosperità e la buona sorte. In tutte le opere, qualsiasi sia la finalità rappresentativa del gatto nero, sono sempre presenti la bellezza, il mistero e l’eleganza del piccolo felino. Molte sono le statue egiziane in ceramica raffiguranti la dea Bastet alla quale il gatto nero era associato come simbolo di protezione, fertilità e amore; altrettanto celebri sono le statue giapponesi del Maneki-Neko, il gatto che chiama, simbolo di prosperità, benessere e fortuna, e che troviamo anche in altri colori oltre al nero. Molto particolare è “La Casa del Gatto di Riga” in Lettonia, un edificio in stile Art Nouveau sul quale si trovano due sculture di gatti neri, una delle quali svetta dal tetto dell’abitazione, e che secondo la leggenda furono disposte, da un commerciante umiliato, in una posa volutamente offensiva verso la Casa di Commercio Maggiore della città.

“C’è qualcosa, nell’amore generoso e paziente di un animale che va direttamente al cuore di colui che ha avuto frequente occasione di sperimentare la meschina amicizia e la tenue fedeltà -tenue come la tela di un ragno- di chi è solo un Uomo“. Questa frase è tratta da “Il gatto nero” del 1843 di Edgar Allan Poe.
Nella letteratura il gatto nero è molto spesso rappresentato in associazione ai suoi lati oscuri, al mistero, alla sfortuna, alla magia, al soprannaturale e alla colpa. Celeberrimo è il già citato racconto “Il gatto nero” di E.A. Poe dove il gatto rappresenta la follia e la colpa, ed è presagio di sventura e tormento interiore per il protagonista umano della storia, che è ossessionato dal nero felino dopo averne ucciso un simile. Ma Poe, nel racconto, scrive anche dell’amore animale che è puro ed incondizionato in contrapposizione alla falsità meschina e all’infedeltà delle relazioni umane, a sottolineare il valore del legame animale che è più vero, sincero e leale di quello umano. Un altro libro molto famoso che ha tra i protagonisti il gatto nero è “Il Maestro e Margherita” di Michael Bulgakov. In questo romanzo il gatto nero Bohemoth è un animale enorme, grasso, astuto e demoniaco, abbigliato in maniera chiassosa, in grado di parlare e di camminare sulle sole zampe posteriori. Ne “I gatti di Ulthar” un racconto fantastico dell’orrore di Howard Phillips Lovecraft del 1920 i gatti neri sono invece rappresentati come protettori del mondo dei gatti e posti in contrapposizione alla malvagità dell’essere umano.

“La spina dorsale di un gatto si curva e si inarca come una corda di violino per comporre una musica silenziosa” scrive Fabrizio Caramagna. E proprio della musica si sono serviti nel 1969 Franco Maresca, Armando Soncillo e Framario, i quali per scongiurare la loro paura del gatto nero, così si dice, hanno composto “Volevo un gatto nero”, che cantata dal piccolo Vincenzo Pastorelli è diventata una delle canzoni più famose dello Zecchino D’oro. Una canzone allegra e divertente, che col suo simpatico ritornello porta a riflettere su quanto sia ingiustamente trattato questo dolce piccolo felino. Ma il gatto nero non è dolce, carino e simpatico solo nelle canzoni per bambini, lo è anche nel mondo dei cartoon dove spesso è rappresentato in modo comico e divertente, come “Felix the Cat” che è uno dei primi e più famosi personaggi d’animazione di tutti i tempi che ha debuttato ad inizio del secolo scorso nei cortometraggi muti. Tra i più conosciuti ci sono anche “Figaro” il gatto dispettoso di Geppetto, nel libro di Pinocchio, con le sue espressioni buffe e giocose, e gatto “Silvestro”, protagonista, insieme alla sua amatissima nemica la canarina Titti di allegre e spassose avventure. Ed il gatto sarà ritratto in maniera comica anche nel nuovo film d’animazione Pixar/Disney in arrivo al cinema nel 2027 intitolato “Gatto” che vedrà un gatto nero protagonista di una storia tutta italiana ambientata a Venezia. Più misteriosa ed ambigua è invece “Catwoman”, la donna gatto, personaggio sinuoso vestito con una aderente tuta nera, apparso in diverse serie animate e film, ed ispirato ai fumetti di Batman; nelle versioni più note è infatti una ladra che si alterna tra l’essere alleata o avversaria dell’eroe.

“Eccomi, dice il gatto, amami come sono oppure non amarmi affatto” dice lo scrittore e psicoanalista Jeffrey Moussaief Masson.
Ed è questo ciò che fanno gli amanti dei gatti: li amano così, per come sono, con tutte le loro caratteristiche, belle o meno belle, nel bene e nel male. Potremmo dire più nel bene che nel male dal momento che il gatto nero sembra avere davvero un buon carattere. Secondo quello che affermano i numerosi padroni di questi gatti, i felini dalla pelliccia scura sarebbero meno inquieti e più calmi degli altri gatti di altro colore, e avrebbero un comportamento più equilibrato e tranquillo. Ci sono poi numerose pubblicazioni accademiche che affermano che il colore scuro del manto, da sempre legato ad una fama cupa e sinistra del gatto, non abbia alcuna correlazione con una possibile aggressività del gatto nero, il quale, al contrario, è particolarmente dolce, socievole e fedele, amante delle coccole e della vicinanza delle persone. Inoltre il gatto nero ha una pelliccia morbidissima, più degli altri gatti, ed accarezzarlo è molto piacevole, rilassante oltre che calmante e rasserenante. Per contrastare, sensibilizzare e cercare di abbattere i pregiudizi, le superstizioni e le odiose dicerie e convinzioni sul gatto nero, in molti paesi si festeggia, ormai da anni, la “Giornata nazionale del gatto nero”. In Italia la giornata dedicata al gatto nero, il “National Black Cat Day” , ricorre il 17 novembre, che è una data molto particolare. Infatti il mese di novembre è anche detto il mese dei morti ed il 17 è uno dei giorni simbolo di sfortuna e superstizione, ma questa data è stata volutamente scelta nel 2003 dall’ AIDAA, Associazione Diritti Animali e Ambiente, proprio per esorcizzare l’ignoranza e la superstizione legate al gatto nero.

Fortuna e sfortuna, bene e male, tanto si è pensato, scritto e detto sul gatto nero e chissà se mai si riusciranno a smantellare le maldicenze e le superstizioni che da sempre lo perseguitano; sicuramente non verrà mai meno l’alone di mistero che la sua bellezza provoca. Ed io chiudo questo mio articolo dedicato al gatto nero con una frase che trovo estremamente poetica ed adatta a ciò che questo piccolo felino rappresenta, luce ed ombra, bene e male. “Il gatto è il guanto che indossa la notte per carezzare il giorno” Fabrizio Caramagna.

