Oggi, una figura come Pietro Metastasio, verrebbe definitia: stand-up commedian improvisation. I locali moderni, infatti, proliferano di improvvisatori teatrali, ma andiamo con ordine. Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi nacque a Roma il 3 gennaio 1698. Fin da bambino mise in mostra le sue doti, improvvisando versi su un tema dato dal pubblico. Nel 1709 lo udirono due signori: Gian Vincenzo Gravina, un noto letterato e giurista, fondatore dell’Accademia dell’Arcadia e Francesco Lorenzini, un critico molto famoso, membro dell’Accademia. Gravina decise che Pietro doveva diventare il suo protetto e il padre di Pietro accettò di buon grado la possibilità di avere una buona istruzione ed educazione per suo figlio. Gravina credeva molto nel talento di Pietro e decise di ellenizzare il cognome da Trapassi a Metastasio, facendo allusione al trapasso del suo cognome originario. Pietro Metastasio apprese il latino e il diritto, senza tralasciare il suo straordinario talento letterario, che metteva in mostra durante le competizioni di improvvisazione. Alla lunga Pietro Metastasio fu provato dalle competizioni e dopo un viaggio in Calabria con il suo mentore, compose una tragedia che chiamò Giustino, scritta alla maniera di Seneca, correva l’anno 1713. Nel 1718 morì Gravina, il suo mentore e Pietro Metastasio ereditò una piccola fortuna: 18 mila scudi. Dopo aver ottenuto lo status clericale per avere buone entrature, si trasferì a Napoli al servizio dell’avvocato Castagnola. In quel periodo compose un epitalamio, un canto nunziale dedicato al matrimonio tra sua patrona Anna Francesca Ravischieri Pinelli di Sangro e il marchese Antonio Pignatelli, intitolato Endimione. Nel 1722 scrisse una serenata intitolata Gli orti esperidi, messa in musica da Nicola Porpora e interpretata da Farinelli, il famoso castrato. Pietro Metastasio iniziò a scrivere numerosi libretti e conobbe Marianna Bulgarelli, detta La Romanina. La famosa cantante lo prese sotto la sua ala protettrice, al fine di sviluppare il suo talento per il dramma musicale. Pietro Metastasio poté conoscere i più grandi compositori dell’epoca: Hasse, Pergolesi, Scarlatti e studiò, insieme a Farinelli, il canto. Pietro Metastasio visse a Napoli insieme alla Romanina e suo marito fino al 1728, quando si trasferirono a Roma. In quel periodo compose: Didone abbandonata, Siroe re di Persia, Catone in Utica, Ezio, Alessandro nell’Indie, Semiramide riconosciuta e Artaserse, tutti drammi musicati da grandi compositori. Pietro Metastasio ricevette una di quelle offerte che non si possono rifiutare: diventare poeta alla corte del teatro di Vienna, con uno stipendio di 3000 fiorini. La Romanina accettò di buon grado e continuò ad ospitare il resto della famiglia di Pietro fino a quando non si fosse stabilito nella città austriaca. Pietro Metastasio si stabilì nell’aprile del 1730 nei pressi dell’Hofburg a Vienna, residenza dell’imperatore. Furono anni intensi, nei quali Pietro Metastasio compose numerosi drammi, tra i quali: Adriano in Siria, Demetrio, Issipile, Demofonte, L’Olimpiade, La clemenza di Tito, Achille in Sciro, Temistocle e Attilio Regolo, tutti prodotti per il teatro imperiale. Pietro Metastasio si dedicò anche a i testi sacri e scrisse, La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Pur essendo un personaggio di spicco, Pietro Metastasio non frequentò la nobiltà e l’aristocrazia, anche se intraprese una relazione con la contessa Marianna Pignatelli di Althann, cognata della sua ex padrona, donna rimasta vedova e in passato favorita dell’imperatore. In quel periodo ricevette una lettera dalla Romanina che lo pregava di ottenere un ingaggio da parte del teatro della corte di Vienna. Pietro Metastasio tentò di dissuaderla, ma la Romanina decise in ogni caso di partire, essendo rimasta vedova e sola. Durante il viaggio la donna morì e Pietro Metastasio ereditò tutto il suo patrimonio. A causa del rimorso di non averla aiutata nel momento del bisogno, rinunciò al lascito della Romanina. Il clima freddo e umido di Vienna minò la salute di Pietro e anche il suo spirito. Dal 1745 scrisse poco, solo una canzonetta che ebbe molto successo, Ecco quel fiero istante. Nel 1755 morì la sua amata contessa Marianna Pignatelli di Althann: per Pietro Metastasio fu un duro colpo. Gli ultimi anni della sua vita furono di profonda riflessione, solo per un periodo fu maestro della giovane arciduchessa Maria Antonietta, futura regina di Francia. Grazie a ciò il 3 settembre 1768 Pietro Metastasio fu eletto accademico della Crusca. Pietro Metastasio morì il 12 aprile 1782, lasciando una fortuna di 130 mila fiorini. Fu sepolto nella cripta della chiesa di San Michele a Vienna e nel 1855 traslato nella chiesa dei Minoriti, in un monumento dedicato al grande Metastasio, che Foscolo avrebbe definito: il monarca della Tragedia Italina cantata da Cesari e Catoni non uomini.
Pietro Metastasio: il poeta improvvisatore
