Per i cristiani cattolici, i festeggiamenti del periodo pasquale finiscono esattamente quaranta giorni dopo la Pasqua, quando si celebra l’Ascensione, ovvero il momento in cui Gesù risorto, dopo essere apparso agli apostoli ed ai discepoli ed aver terminato la sua predicazione terrena, torna nel Regno dei Cieli lasciando agli uomini il dono dello Spirito Santo. Una festa sentita, specialmente nelle piccole comunità lunigianesi, dove le ricorrenze religiose esercitano ancora un forte appeal sui fedeli. In Lunigiana, e specialmente a Fivizzano, la festa dell’Ascensione di Gesù viene accolta con un evento che ha pochi eguali, dall’inizio del XIX secolo. L’usanza prevede che tutta la popolazione si riunisca in cima ad un monte chiamato della “Tergagliana”, dove sorge una chiesetta bianca ben visibile dal centro cittadino, salendo per la strada che porta al passo del Cerreto. Non è ben chiaro cosa esistesse prima del 1905, prima data certa e documentata che riguarda quella costruzione, ma sappiamo che pochissimi anni dopo, un fabbro della vicina centrale di Arlia forgiò e donò alla devozione popolare la grossa croce di ferro che ben si distingue a fianco della chiesetta. Riguardo a quella croce, si racconta che, nei primi momenti successivi alla liberazione dal regime nazi fascista, qualcuno dalla sottostante Piazza Medicea di Fivizzano, esplose dei colpi di arma da fuoco che andarono a creare alcuni segni ancora visibili nella parte verticale. Se sia vero o no, oggi, non possiamo più saperlo, ma esiste una ulteriore piccola tradizione nella tradizione, che vuole ci sia una gara a chi per primo leghi un ramo d’olivo in cima alla croce. Cosa significhi non mi è stato detto, ma, in passato, pur di risultare tra i primi, i ragazzi andavano a dormire lassù, dentro le tende dopo aver mangiato e bevuto la sera precedente. Altra usanza benaugurante consiste nell’infilare la mano nella grata retrostante il piccolo campanile e, afferrata la corda, suonare ripetutamente la campana. Dicono che porti bene ed è anche un segnale di saluto per chi è giù al paese. In questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni religiose, uno dei cinque quartieri che a luglio partecipano alla rievocazione storica ed alla sfida tra gli arcieri di Terra e di Corte di Fivizzano, il Fittadisio si preoccupa di sfamare, con piatti prelibati, le centinaia di persone che affluiscono per il post Santa Messa, aggiungendo allegria e buon cibo alla giornata.

La chiesina, costruita con i sassi prelevati dal sottostante fiume Rosaro, è stata oggetto di varie ricostruzioni, dovute per lo più a causa dei terremoti che si sono susseguiti in zona, i più disastrosi sono stati quelli del 1920 e del 2013 ma, grazie alla caparbietà ed al buon cuore di numerosi volontari, è sempre stata rimessa in piedi. Negli ultimi anni è stata dotata anche di un sistema di illuminazione che le permette di vegliare ed essere ammirata nel suo piccolo splendore, anche di notte. Raggiungerla non è particolarmente difficile: si possono seguire due sentieri che si adeguano alle capacità ed alla volontà di chi decide di andare fin lassù. Esiste un sentiero tracciato e pulito dal CAI, che partendo dal Rosaro a fondo valle, si inerpica lungo il versante della montagna fino alla cima. Per quelli che invece vogliono faticare di meno, ma desiderano comunque godersi una bella camminata tra boschi incontaminati, c’è un percorso secondario: percorrendo la strada che da Fivizzano porta alla frazione di Agnino, si arriva ad un bivio verso una località chiamata Virolo, dove è possibile parcheggiare l’auto e proseguire a piedi per all’incirca 45 minuti. Certo, se siete davvero pigri, potreste anche raggiungere la meta in auto, ma perdereste la magia della salita.

Arrivati a destinazione si trova una spianata ben pulita ed arredata con un paio di postazioni per fare il barbeque; da lì parte una salita di una cinquantina di metri che porta finalmente alla sommità, dalla quale si gode di un panorama che vale tutta la fatica sofferta per raggiungerla. La vista si perde a sinistra tra le basse cime dell’Appennino Tosco Emiliano, al centro con le cime delle Apuane e a destra i degradanti pendii che conducono alla costa ligure. La Tergagliana è un posto di ristoro non solo per il fisico, ma anche per l’anima. In una cassettina è custodito un piccolo diario dove, chi vuole, può lasciare un pensiero, una sensazione, una preghiera ed è quasi commovente leggerne alcuni, scoprendo che luoghi come questi hanno il potere di rigenerare lo spirito ed infondere nuove speranze. Ci sono testimonianze da pellegrini e viaggiatori provenienti davvero da tutto il mondo e scritti in tutte le lingue e tutti, davvero tutti, non possono fare a meno di descrivere la bellezza del panorama e delle sensazioni che esso uscita.
È incredibile come una piccola ed umile costruzione posta ad un’altezza di soli 663 metri abbia un potere attrattivo così forte non solo sui turisti ma anche sugli abitanti che, non solo in occasione dell’Ascensione, ma anche quando ne sentono la necessità, scarponi e zaino in spalla si recano lassù. Non rimane che aspettare la giornata buona e partire!
N.B. Le foto sono state prese dal sito Facebook della Chiesina della Tergagliana e dall’archivio privato degli appartenenti al Quartiere del Fittadisio.