Di mamma ce n’è una sola: è una cosa che abbiamo imparato dalla notte dei tempi, ma secondo recenti studi questo teorema potrebbe essere scientificamente smentito. Per determinare le origini dell’uomo e definire la sua evoluzione attraverso i secoli, si sono sempre analizzate fonti provenienti da scavi archeologici, datazioni al radiocarbonio o analisi incrociate di dati antropologici tra cui linguaggi, usi e costumi. Un nuovo metodo scientifico legato all’esame del DNA ha aperto nuovi scenari che potrebbero ribaltare conoscenze acquisite e date per scontate da anni. Questo studio si basa sull’analisi del DNA mitocondriale, che è quella particolare sequenza di informazioni contenuta nel mitocondrio cellulare, che conserva esclusivamente l’impronta genetica materna. Nello specifico il mitocondrio è quell’organo della cellula deputato a trasformare l’ossigeno in energia e conserva una parte di DNA derivante da un’antica simbiosi tra due cellule che, nell’evoluzione della vita sulla terra, ha creato le cellule presenti oggi in ogni essere vivente. Quando l’ovulo viene fecondato dallo spermatozoo, quest’ultimo trasmette solo il codice genetico nucleare, mentre i mitocondri della nuova cellula conservano solo il DNA della madre. Il nuovo essere porterà con sè un codice genetico mescolato tra i due DNA, mentre quello mitocondriale sarà sempre e solo quello materno e questo vale sia per gli individui femmine. sia per quelli maschi.

Questo permette di poter risalire agli avi femminili fino a circa 10 milaanni fa. Bryan Sykes, un famoso genetista professore all’università di Oxford, ha effettuato una ricerca su numerosi individui contemporanei, notando piccolissime variazioni nella replicazione del codice genetico, ed ha scoperto che le madri primordiali erano davvero pochissime, tante quante le sopravvissute alla grande migrazione dell’Homo Sapiens avvenuta circa 150 mila anni fa dall’Africa verso l’Europa. Tra questi sopravvissuti, si parla di circa un centinaio di individui, i DNA mitocondriali originari sono solo sette. L’intera popolazione europea discende da solo sette Eve: da queste ricerche dobbiamo eliminare le interferenze dovute a persone immigrate da altri paesi come le Americhe, Africa, Asia e isole del Pacifico, che hanno come punto di partenza Eve diverse, anche se queste poi fanno tutte riferimento alle primigenie africane. Questa nuova teoria venne divulgata nel 2001 attraverso un libro intitolato “Le sette figlie di Eva”, arrivando a dare a queste donne ancestrali un nome a seconda delle “zone di influenza”. Guardiamole insieme: Veida, vissuta nella penisola iberica circa 45 mila anni fa, è la parente ancestrale più comune a tutte le donne europee. Viene considerata la madre di tutte proprio perché è forse la nostra antenata più antica. Helena visse nella zona dei Pirenei circa 20 mila anni fa, ha una discendenza che è tra le più diffuse in Europa. Jasmine, nonostante sia stata identificata nella zona dell’attuale Siria-Palestina di 8000 anni fa, copre gran parte dell’Europa centrale ed occidentale. Katrina localizzata in nord Italia circa 15mila anni fa è l’antenata comune di molte persone dell’Europa centrale e settentrionale. Tara, localizzata in Toscana circa 17mila anni fa, è la primogenita che ha dato origine a gran parte della popolazione meridionale e orientale del vecchio continente. Ursula, dalla Grecia, condivide con Veida il record di anzianità con i suoi 40 mila anni è responsabile della diffusione umana sia in Europa che in Asia. Chiude il gruppo Xenia, identificata nel Caucaso di 25 mila anni fa, ha sparso i suoi geni in Europa orientale ed in Medio Oriente. Una curiosità in più: se conoscete qualcuno che ha gli occhi azzurri o magari li avete proprio voi, toglietevi dalla testa di essere dei discendenti diretti di qualche antenato svedese o norvegese. Circa 10 mila anni fa, una casuale mutazione genetica si verificò in qualche pastore del Caucaso, rendendolo così attraente da favorirne l’espansione in tutto il mondo. Chissà da quale delle sette madri proveniva. Questo studio ha potuto anche rivelare un altro dettaglio che farà infuriare non poco i lettori vegani. È stato stimato che la nascita della civiltà come la conosciamo oggi, è dovuta dal passaggio da comunità cacciatrici raccoglitrici e per questo motivo nomadi, a quelle di agricole e quindi più stanziali. Circa l’80 per cento della popolazione europea è diretta discendente di popolazioni che avevano come dieta base proteine animali accompagnata da frutta e verdura, per cui il loro metabolismo si è sviluppato da quel punto di partenza. Sostituendo la carne con una dieta a base principalmente di cereali e suoi derivati o di verdure si va a creare uno scompenso biologico all’interno del corpo umano che non è più in grado di rispondere per come era stato programmato dall’evoluzione. Gli squilibri interni portano così a reazioni incontrollate che possono portare a episodi di rigetto e malattie. In poche parole, se le nostre sette mamme antiche ci hanno regalato un codice genetico basato e sviluppato partendo da una dieta a base di carne, perché mai dovremmo forzare l’evoluzione col rischio di farci del male? Le ideologie non hanno mai portato ad una evoluzione positiva dell’uomo, semmai il contrario, tanto vale seguire i consigli delle nostre mamme, loro non sbagliano mai.