Le origini di Marina non si perdono nella notte dei tempi, è inutile cercarle quando l’Europa era invasa dai Romani o dai longobardi, né quando il cristianesimo divenne religione di stato. Per avere le prime notizie di questa frazione del comune di Carrara occorre avere molta pazienza, lasciar passare gli anni e i secoli, sedersi sulle pendici del colle di Santa Lucia e attendere che gli eventi facciano il loro corso. Quando Luni era ancora una splendida città romana, di candido marmo vestita, Marina era interamente coperta dalle acque del mare, le onde del Tirreno erano i palazzi e dentro vi abitavano i pesci piccoli e grandi, ordinati secondo natura, gli alberi e la vegetazione si chiamavano alghe, le strade erano le correnti marine. Quando l’uomo si dannava l’anima, affannandosi nelle guerre di conquista, quando i Malaspina e i Vescovi di Luni lasciavano morti e feriti sui campi di battaglia, Marina era ancora un’oasi di pace, interrotta qualche volta dalle scorribande di navi corsare o da gruppi di squali alla deriva. Stando sul colle di Santa Lucia se ne possono raccontare tante di storie, di nascite e di morte, di gloria e di miseria, di splendore e corruzione, ma anche di arte, di sviluppo e di progresso, noi stessi siamo figli di tutto questo, in fondo è l’acqua ad avere dato origine alla vita, almeno da un punto di vista strettamente scientifico.

È verso la fine del X secolo che nella piana dove attualmente sorge Avenza, dal colle cominciamo a vedere brulicare la vita umana: il codice Pelavicino nell’anno 950 riporta un atto che riguarda un certo Gherardo che in questa località risiedeva. Per vedere nel luogo una intera comunità bisognerà attendere il 1180, anno di fondazione del nuovo borgo di Avenza. E’ durante il dominio vescovile che il borgo viene fortificato e costruita una rocca, che sarà poi ripresa e ingrandita sotto Castruccio Castracani e dai suoi successori fino al XVIII secolo, quando la fortezza con quattro torrioni, le mura di cinta, una casa castellana e un rivellino, si poteva osservare nel suo integrale aspetto. Dal colle di Santa Lucia si poteva anche scrutare quello che avveniva in mare o come era allora definita la Marina di Lavenza. Non solo le battaglie contro i pirati, ma anche i primi tentativi per creare uno scalo mercantile che servisse soprattutto per il trasporto del marmo. I marmi di Carrara venivano caricati su barche alla foce del Carrione e in altre zone non meglio precisate entro la foce del Magra, trovavano il loro approdo alla foce del Tevere per essere impiegate nella Roma imperiale, oppure correvano a vele spiegate in siti più lontani.
Dei marmi giacenti ad Avenza in attesa di essere caricati su barca alla marina, se ne parla in un documento del 1316. Ma già intorno al 1270 si fa menzione del pedaggio di Avenza a proposito dei marmi che arrivavano via mare.Dopo alcuni secoli in cui fra alterne vicende si è cercato di trovare l’approdo più sicuro sul litorale apuano, finalmente nel 1750 il duca di Modena Francesco III d’Este che, grazie al matrimonio del figlio Ercole Rinaldo III con Maria Teresa Cybo Malaspina, aveva esteso i suoi domini anche su Massa-Carrara, dette vita ad un grandioso progetto: collegare Modena con Massa attraverso il passo della Tambura e costruire alla marina un approdo sicuro per le navi. Fu così che due anni dopo iniziarono i lavori per la costruzione del porto alla Marina di Avenza. Nel 1755 il re Luigi XV tolse al duca il sostegno economico perché i francesi lo ritenevano irrealizzabile e così il progetto fu abbandonato. Alla fine del XVIII secolo e agli inizi del XIX molti erano i natanti che venivano caricati sulla nostra spiaggia, una parte era di proprietà di industriali carraresi come Domenico Andrea Fabbricotti. Questa intensa attività fece sì che alcuni marittimi iniziassero a popolare la località, le prime abitazioni erano semplici capanne dislocate lungo la Carrareccia o Via delle Capanne, l’odierna via Nazario Sauro. Nel 1776 i fratelli Vatteroni fecero erigere a proprie spese, nel rione San Giuseppe, un oratorio dedicato alla Sacra Famiglia, meglio conosciuto dai marinelli come la Chiesina. Nella prima metà del XIX secolo la Marina di Avenza stava assumendo le dimensioni di un piccolo borgo, con necessità di una vita autonoma.
Nel frattempo, il mare si stava ritirando, se nel XVI secolo era all’altezza dell’attuale autostrada, a fine secolo XIX aveva praticamente assunto la linea attuale. Nei primi anni del XIX secolo sulla spiaggia fu costruita, dai francesi, una torretta per le segnalazioni ottiche con altre postazioni litoranee, i marinelli lo chiamano ‘L Furtin e lo si può ancora vedere nella pineta vicino all’ex campo sportivo della Portuale. A questo punto inizia la storia di Avenza e Marina e finisce la leggenda di due comunità, unite nel loro cammino da un unico destino.