Spesso nei miei articoli mi lascio ispirare da canzoni dei miei artisti preferiti o da film che hanno lasciato il segno, anche questa volta per apprezzare meglio la storia che sto per raccontarvi vi consiglio due film che vi apriranno letteralmente gli occhi: “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta” e “L’uomo che fissa le capre”. Il primo, neanche a dirvelo, narra le gesta del mitico professor Henry “Indiana” Jones, nel primo capitolo della saga a lui intitolata , in cui le sue ricerche si concentrano sulla ricerca della biblica “Arca dell’alleanza”. Il secondo, un po’ più misterioso per alcuni, è legata ad un’unità segreta dell’esercito degli Stati Uniti composta da elementi dotati di poteri psichici. La storia di uno dei protagonisti prende spunto dalla vita (vera) di Guy Savelli, un istruttore delle Forze Speciali di stanza a Fort Bragg, artista marziale, esperto in lotta a mani nude, evasione, resistenza e fuga, ballerino, che pretese di avere ucciso una capra solo guardandola negli occhi, da qui il titolo citato. Ce n’è abbastanza per mettere su un bel po’ di stranezze ma, come si dice, spesso la realtà supera la più fervida fantasia, infatti è proprio dell’altro giorno la notizia secondo la quale la CIA, togliendo il segreto da alcuni documenti degli anni ’80, ha rivelato di aver condotto operazioni segrete volte a scoprire luoghi ed oggetti impossibili da scovare con le indagini tradizionali. L’operazione prede il nome di “Project Sun Streak” che tradotto suona qualcosa come progetto striscia o raggio di sole, grazie alla quale, con la tecnica della visione remota, un veggente identificato come “Remote Viewer n.032”, avrebbe visualizzato un sarcofago in legno ornato in oro e argento sormontato da due angeli con 6 ali, all’interno del quale è contenuto un altro contenitore. Tutto sarebbe occultato in una non ben identificata località del Medio Oriente in un posto nascosto, sotterraneo, buio e umido guardato a vista da entità custodi dotate di forze sconosciute. Eccola! È l’arca dell’alleanza, hanno subito esultato ai piani alti, perchè l’anonimo visionario non sapeva cosa stesse cercando, era andato un po’ a random per dirla in poche parole e non poteva prepararsi una roba del genere. Possiamo capire l’entusiasmo, specie in una nazione come l’America, dove tutto è possibile ma c’è da dire che da più di duemila anni sappiamo come era fatta l’arca , per cui non mi sembra ci sia molto di eccezionale da aggiungere. Pochi sanno però la sua vera storia che viene narrata tra le pagine della Bibbia, più precisamente nel libro dell’Esodo quando Dio, ordina a Mosè di costruire una cassa di acacia a forma di parallelepipedo, con un coperchio tutto d’oro chiamato “kepporet” (propiziatorio) dal quale poi proviene la parola kippah, il tipico sberrettino indossato dagli ebrei. Sul coperchio erano posizionati due angeli con quattro ali ognuno, quindi due cherubini, con compiti di protezione, infatti sono gli stessi posti a guardia del giardino di Eden dopo la cacciata di Adame ed Eva; fonti più tardive li identificano con i nomi di Metatron e Sandalphon. Una delle tante leggende sorte intorno a questo manufatto vuole che, attraverso di esso, Mosè fosse capace di parlare con Dio stesso, che appariva assiso in trono tra i due guardiani. Un’altra vuole ancora che chi non si fosse attenuto al divieto di avvicinarsi sarebbe stato incenerito da fulmini e saette, ne sanno qualcosa i nazisti che cercano di aprirla quando Indiana Jones è legato al palo. All’interno dell’Arca erano custodite le tavole dell’Alleanza, il bastone di Aronne ed una pentola contenente la manna, il cibo che sfamò gli israeliti durante il loro pellegrinaggio di quarant’anni nel deserto. Prima di entrare nella Terra Promessa, era coperta da una pelle di tasso e da un telo turchino e nelle soste veniva custodita sotto una tenda chiamata “Tenda del Signore” o “Tenda del Convegno”, ma una volta conquistata la Terra Promessa, venne posta all’interno del primo tempio, quello di Salomone, in un sancta sanctorum dove solo il sommo sacerdote poteva entrare. Scrutando le pagine della Bibbia scopriamo che l’Arca, per i presunti poteri soprannaturali, fu esposta durante una battaglia contro i Filistei per ottenere la vittoria; le cose andarono diversamente per cui fu sottratta e portata nel campo nemico dove fu ritenuta la causa, dopo sette mesi, di una grave pestilenza, che fece decidere per la sua restituzione ai legittimi proprietari. Piazzata all’interno del tempio, dove come detto solo il sommo sacerdote poteva avere accesso, terminano le testimonianze oculari e la sua presenza si perde un po’ nell’oblio, verrà citata quasi casualmente più tardi nel secondo libro delle Cronache, quando il re Giosia esortò i leviti a rimetterla a posto ma non è ben chiaro dove fosse prima e perchè si trovasse lì. Sta di fatto che quando i babilonesi entrarono in Gerusalemme portandosi via gli arredi insieme al popolo dell’Esilio, dell’Arca non sia hanno già più tracce. Nemmeno più tardi, quando Ciro il grande decretò il ritorno degli ebrei in patria, si hanno sue notizie tra gli oggetti di culto restituiti. Insomma è possibile che sia stata trafugata o fatta oggetto di bottino tra l’era di Salomone e quella di Giosia, ma da chi, dove e quando è ancora tutto un mistero da risolvere. Allora dov’è finita? Santo Brasca, diplomatico italiano vissuto a cavallo tra il XV ed il XVI secolo non ebbe dubbi, dopo il saccheggio effettuato da Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, fu portata a Roma come parte del tesoro e d ancora oggi sarebbe nascosta a Roma nella chiesa di San Giovanni in Laterano. Nella sagrestia possiamo ancora oggi leggere la “Tabula Magna Lateranensis” che tra l’altro recita: “Sotto questo altare c’è l’Arca del Patto, la verga di Mosè e la verga di Aronne. Vi è il candelabro d’oro, il turibolo d’oro pieno di incenso e un’urna d’oro piena di manna e dei resti dei pani dell’offerta”. Giuseppe Flavio, storico coevo di Tito, racconta però nel suo tomo intitolato “Le guerre giudaiche” che dopo il saccheggio, nell’elenco degli oggetti trafugati, l’Arca non compare ed effettivamente se andiamo ad osservare i fregi che ornano l’Arco di Tito a Roma, non la scorgiamo. Il Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo invece recita: “L’Arca è stata nascosta al suo posto” speculando che re Giosia, a conoscenza di una profezia di Salomone che prevedeva la distruzione del tempio, la nascose in un luogo sotterraneo attiguo dove ancora starebbe. Un’altra leggenda vuole invece che il profeta Geremia l’abbia sottratta per nasconderla da qualche parte sul monte Nebo. A queste si aggiungono le versioni Etiopi che vogliono il manufatto custodito in una cappella ad Axum, ma dato che solo il custode può vederla, vai a capire se è vero o no. A questo lungo elenco si uniscono anche lo Zimbabwe associandolo ad una strana storia di un tamburo chiamato “Ngoma lungundu”e l’Egitto che la vuole sepolta da qualche parte a Bubasti vicino Tanis. Chiude la Cilicia, una zona dell’odierna Turchia appena a nord di Cipro, dove regnava Berenice, sorella di Erode Agrippa II, che la ricevette in dono da Vespasiano prima che questo morisse. Insomma in tutta questa lunga, contorta e non sappiamo nemmeno quanto vera storia, non potevano mancare gli americani con l’onnisciente e onnipresente CIA, quell’agenzia di intelligence che nei film o ne sa una più del diavolo, oppure è più tonta dello scemo del villaggio. Un’agenzia ben nota nel mondo per avere le mani in pasta dappertutto e che da oggi, con questa notizia, può ben dire di averne anche gli occhi.
L’arca…sperduta
