foto di Silvia Meacci
“Quando si parla del verbo “stare”, uno storico non può non pensare a Martin Lutero allorché, messo in discussione, rispose: “Hier stehe ich, und ich kann nicht anders” (“Io sto qui e non posso fare altrimenti”)”. Queste sono state le parole di Alessandro Barbero nell’inaugurare la quarta edizione della Fiera dell’editoria contemporanea, Testo [Come si diventa un libro] che si è svolta a Firenze alla Stazione Leopolda dal 28 febbraio al 2 marzo. L’evento è stato contrassegnato dal verbo “stare” in tutte le sue declinazioni, stare a leggere, stare ad ascoltare, schierarsi, stare a parlarne. Esserci, dunque, con workshop, presentazioni, seminari, round di Poetry Slam, dibattiti e acquisti. Tutto questo “stare” ha teso a percorrere il viaggio dei libri, dalla loro genesi fino alla destinazione finale. Presenti con le loro pubblicazioni c’erano, dalle più celebri e conosciute fino alle piccole o di nicchia, 175 case editrici e tra le 44 che hanno partecipato per la prima volta a Testo, ho scelto di “stare” con una neonata, venuta al mondo nemmeno un anno fa, il 6 giugno 2024, sotto il segno dei Gemelli, per opera di cinque donne. Amiche di vecchia data conosciutesi in tempi diversi grazie ai libri, alla poesia, all’arte. L’idea di fondare una casa editrice indipendente si è consolidata in due telefonate, allorché Moka, Monica Zanon, ha virato verso il progetto coinvolgendo le sue amiche con entusiasmo. Si definiscono sorelle d’anima, senza alcuna invidia o competizione, “biodiversità” unite in un sogno che si sta realizzando. Il loro obiettivo? La bellezza. La cercano nei saggi, nella poesia, nelle storie per infanzia e adolescenza, nella narrativa storica, sociale e di genere.

Selvatiche Edizioni (Seed) nasce dalla grande passione per le parole. Mi ha parecchio colpito il loro nome: SEED (seme, in inglese) che ho scoperto essere l’acronimo di Selvatiche Edizioni. La sede della casa editrice è sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, la natura le circonda e si identificano con le piante selvagge e con il “selvaticismo in tutte le sue accezioni più profonde”. Mi è parsa bella l’idea del seme che controvento sfida le intemperie, la pioggia e il sole per germinare libero, pure testardamente, e poi manifestarsi così come è, sempre diverso e originale. Le collane sono rappresentate da differenti colori e aggettivi plurali femminili, ma, soprattutto, da cinque fiori selvatici: Cardo, Margherita, Stella alpina, Ginestra e Nontiscordardimé. Tutte piante perenni, delicate nella loro forza e fragilmente robuste.

Moka, alias Monica Zanon cura la collana “Cardo”: “Fameliche” (narrativa storica e sociale) e “Mostruose” per la narrativa “asociale”. Monica è esuberante, sorridente e ama la fantascienza. Lei mi ha raccontato con entusiasmo della sua idea di chiedere alle amiche i loro fiori preferiti ancora prima di parlargli del progetto. Francesca Ciani ha scelto la Ginestra e si occupa di: “Lunatiche” (Albi illustrati 0-10) e “Vulcaniche” (Opere grafiche, narrativa, 11-16), più timida di Monica, ma molto gioviale. Mi ha detto come la natura sia per tutte importante e fonte d’ispirazione. Hanno dato alla loro sede il nomignolo affettuoso di “covo selvatico”. Cinzia Alluvion si dedica alla saggistica di “Indigene” ed è la Stella alpina. Patrizia Pollato è il Nontiscordardimé, cura “Autentiche”, la collana sull’arte. Meggy, Maria Maria Mancino è la margherita. Lei si occupa di poesia, nella collana “Difettose”. Meccanica Umana Sintetica Automatica (M.U.S.A.) di Nerio Vespertin e Fiori di corallo di Maria Mancino sono le due ultime uscite con veste grafica e sovraccoperte davvero belle.