La Lunigiana ha contribuito non poco a formare l’ossatura della cultura italiana durante la sua storia secolare. Artisti, letterati, poeti, scultori, ma anche grandi studiosi che dello studio della lingua, della storia e della letteratura hanno fatto la ragione della propria vita. Adolfo Bartoli, a cui sono stati intitolati anche diversi istituti scolastici, nacque a Fivizzano il 19 novembre 1833, quando la realtà nazionale era ancora in forma embrionale, ma non lontana dal nascere. Inizialmente, dietro la spinta del padre, intraprese una carriera improntata sul diritto, laureandosi in giurisprudenza a Siena nel 1855. La passione per la letteratura, coltivata però parallelamente, lo indusse a curare la corrispondenza tenuta dal beato Giovanni Colombini, fondatore dei Gesuiti, conservata presso l’archivio di Siena. La pubblicazione di questo suo lavoro, avvenuto a Lucca nel 1856, mentre svolgeva tirocinio presso lo studio di un avvocato, attirò l’attenzione di Giovan Pietro Vieusseux, che lo chiamò a Firenze per collaborare con lui, diventando poi segretario dell’Archivio Storico Italiano, una rivista che si occupava (e lo fa tutt’oggi) di pubblicare “opere e documenti finora inediti o divenuti rarissimi riguardanti la storia d’Italia”. La sua vita cambiò radicalmente e, abbandonata la carriera legale, si gettò con fervore in quella educativa diventando docente di scuole medie nel 1859. Dieci anni dopo fu chiamato a Venezia per insegnare all’Istituto Superiore di Commercio. Nel 1874 gli venne affidata la cattedra di letteratura italiana nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Parallelamente alla carriera di insegnante, mantenne vivo l’interesse per la ricerca e lo studio. Acceso fu il suo interesse per la letteratura italiana, come dimostra la sua monumentale opera intitolata “Storia della letteratura italiana” all’interno della quale, per primo, tentò di ricostruire su base storica scientifica, la storia della letteratura italiana, partendo da un suo precedente lavoro intitolato “I Primi due Secoli della Letteratura Italiana (1870-1881)” che si occupava della produzione letteraria del XIV secolo. Curò l’edizione delle “Vite di uomini illustri del secolo XV” di Vespasiano da Bisticci e quella trattato “Dell’Arte istorica” di Agostino Mascardi. Pubblicò uno studio su “I viaggi di Marco Polo” e anche “” una sorta di enciclopedia medievale astrologico scientifico popolare. Ancora andò a svolgere indagini sulla storia del teatro e sulle origini di altri importanti opere letterarie. Importante è il suo apporto all’approfondimento storico su Dante e la sua opera. Proprio riguardo al sommo poeta, due furono le sue intuizioni che gli valsero critiche e onori. Nel 1881, nel suo quarto volume dedicato alla storia della letteratura, espose la sua teoria, secondo la quale Beatrice, la musa ispiratrice della Divina Commedia, storicamente non era mai esistita, attirando a se numerose polemiche. Altra intuizione fu quella emersa nel 1884, nella pubblicazione riguardante la vita di Dante, in cui, oltre a correggere parecchi errori sulla sua vita, dimostrò la falsità della lettera che questi avrebbe scritto a Guido da Polenta, riconducendola ad un falso creato da Anton Francesco Doni nel 1547. La produzione del Bartoli è molto ricca e svela un amore ed un’attenzione quasi maniacale verso tutta la letteratura italiana, che fu oggetto del suo periodo di docenza, interrottosi nel 1894 quando la morte lo colse a Genova. Una terra prolifica di illustri persone, la Lunigiana, che avrebbe necessità di essere esaltata di più, per non rischiare di affondare nella mediocrità artistica che da più parti incombe sulle nostre teste.
