Passate le feste natalizie è tempo di ricominciare con le vecchie abitudini e mentre all’orizzonte incombe lo spettro del festival di Sanremo, negli stadi si ricomincia a dare calci al pallone, visto che questa settimana, si decide chi sarà campione d’inverno accompagnato dalla solita statistica, un po’ porta-sfiga secondo me, per vedere se i vincitori al giro di boa saranno gli stessi a fine torneo. Napoli, Inter, Atalanta e più in giù il Milan e la mia, al momento inguardabile, Juventus. Gennaio è anche il momento in cui si corre ai ripari, cercando di sbolognarsi i giocatori più scarsi per prenderne altri un po’ più decenti, soldi permettendo. Come fare, però, per capire se un giocatore è bravo o meno? Si guardano le presenze, le prestazioni, i gol fatti ma soprattutto quelli mancati. Si guarda anche la capacità di aiutare la squadra a tirare il carretto, che, semplificando, vuol dire anche non farsi sbattere fuori perché, uno può pure essere scarsissimo, ma è sempre meglio giocare in undici piuttosto che in dieci.

Qual è stato allora, negli ultimi trent’anni circa, il calciatore con più espulsioni a carico? A guidare la classifica un mito della retroguardia juventina il cui motto era “O la palla o la gamba”: Paolo Montero con ben 16 rossi di cui 13 diretti. Clamoroso quello del dicembre 2000, quando stese con un destro Di Biagio e prese ben tre giornate di squalifica. Ironia della sorte, dietro di lui, troviamo proprio Di Biagio con 12 cartellini rossi, a “pari punti” con Giulio Falcone, Cristian Ledesma, Sulley Muntari e Giampiero Pinzi che, però, risulta essere primo, quando si parla di espulsioni per doppio giallo. Sempre lui è detentore del titolo, insieme a Daniele Conti, del record di cartellini gialli, ben 140 in totale. Insomma, sarà anche stato bravo, ma doveva avere un bel caratterino! Proprio la capacità di tenere i nervi saldi non è stata la specialità di questi altri giocatori che, sempre in serie A, si sono fatti espellere a tempo di record. Cominciando dal basso, escludendo quelli che hanno resistito almeno per cinque minuti, dopo solo quattro giri di lancette troviamo Massimo Taibi del Piacenza nel 1995 e Isaak Tourè dell’Udinese nel 2024. Nel giro di soli tre minuti troviamo invece Timo Letschert del Sassuolo nel 2017, Andrè Dias della Lazio nel 2013 e Regis Genaux dell’Udinese nel 1997. Francesco Cassata del Sassuolo nel 2017 e Pablo Alvarez del Catania nel 2012 sono scesi fino a due minuti, ma per trovare i massimi interpreti dell’arte dell’espulsione bisogna scendere sotto il minuto ed ecco che allora abbiamo Luis Olivera del Cagliari nel 2019 con 50 secondi, Domenico Berardi del Sassuolo nel 2014 con 48 secondi, Mattia De Sciglio del Milan nel 2015 con 42 secondi, Moise Kean della Juventus nel 2023 (visto in diretta) con 40 secondi, Giulio Migliaccio dell’Atalanta nel 2015 dopo appena 32 secondi ma il record finora imbattuto spetta a Giuseppe Lorenzo del Bologna nel 1990 con 10 secondi!

I cartellini rossi però non arrivano solo a seguito di uno o più falli brutti commessi, ma anche per colpa di comportamenti scorretti o irriverenti: uno degli esempi più famosi è quanto avvenne in Grecia Bosnia del 2013 per le qualificazioni ai mondiali del 2018, quando in vantaggio di un gol Edin Dzeko finito a terra dopo aver commesso un fallo, per non far battere la punizione ai suoi avversari, lasciò letteralmente in mutande Sokratis, tirandogli giù i pantaloncini fino alle ginocchia. Che dire di Davide Fontolan allora, quando nel 1990 per rimproverare un suo compagno di squadra per un controllo mancato, cercò prima di dargli una pedata nel sedere e poi uno schiaffone? Il più strano, però, ha coinvolto il terzino sinistro della squadra svedese del Pershagens SK, il venticinquenne Adam Lindin Ljungkvist che, ad un certo punto della partita giocata contro lo Jarna SK, non è riuscito a trattenere un peto così fragoroso che l’arbitro, interpretandolo come una deliberata provocazione ed un comportamento antisportivo, gli ha sventolato il secondo cartellino giallo, obbligandolo a lasciare il campo.

La sensibilità degli arbitri è sicuramente un fattore da tenere in conto quando si parla di cartellini, un esempio quanto successo in Sassuolo Bologna, nell’ultima giornata del 2021, quando l’arbitro Fabbri ha espulso il medico sociale dei neroverdi, reo di aver criticato una sua scelta, alzando le braccia al cielo. Sempre lo stesso anno (sarà stato il periodo) ma qualche giorno prima, era toccato a Bruno Petkovic che vestendo la maglia della Dinamo Zagabria, trasformò un rigore contro l’Istra e poi si vide annullare il gol e si beccò pure il secondo giallo perché, a detta dell’arbitro, lo aveva battuto troppo lentamente!

Chiudo questa carrellata di espulsioni con quanto accaduto nel 2015 al calciatore Karen Demirbay, ora del Galatasaray, ma al tempo militante nel Fortuna Dusseldeorf, quando l’arbitra Steinhaus lo fece uscire dal campo per doppia ammonizione e lui le rispose chiaramente “le donne non hanno alcun posto nel calcio”. Quell’uscita, di cui si è poi scusato, gli è costata cinque giornate di squalifica e l’arbitraggio di una partita femminile under 13. La notizia è arrivata in Italia ed ha fatto sorridere non poche persone per il modo con cui è stata trasformata. All’espulsione, il calciatore le avrebbe detto “Devi stare in cucina” e, scontando la pena con l’arbitraggio, avrebbe espulso ben otto giocatrici. Alla domanda sul perchè lo avesse fatto, lui avrebbe risposto “le donne devono stare in cucina”.
Una bufala un po’ amara, ma da cartellino giallo. Il rosso, secondo me, sarebbe stato eccessivo per il motivo che a volte bisogna saper ridere anche delle cose brutte per sdrammatizzarle un po’. Se poi non siete d’accordo con me, c’è sempre la VAR!