prima parte
Diari Toscani incontra la cantante jazz Edith Alberts. Nata ad Amsterdam, nel 1968 si è trasferita in Italia, a Firenze, per un breve periodo ha vissuto a Prato, attualmente vive a Borgo a Buggiano, una piccola cittadina in provincia di Pistoia. Nel 2021 ha partecipato alla II^ edizione di The Voice Senior condotta da Antonella Clerici.
Edith Alberts, perché è venuta a vivere in Italia?
Venni a Firenze, su invito di un’amica, per una breve vacanza di una settimana. Era il 1968, all’epoca studiavo in Olanda, il mio Paese. Fui accolta benissimo e mi piacque molto stare in quella meravigliosa famiglia fiorentina verace, così come mi piacque tanto Firenze, città nella quale fui accolta calorosamente. Quella settimana divenne settimane e poi anni. In occasione della mia visita venne a conoscermi un amico di famiglia, la seconda volta che ci vedemmo mi portò una rosa, dopo tre mesi mi mise la vera al dito, e così da allora Firenze divenne anche la mia città. Sono stata sposata per 44 anni, poi purtroppo mio marito è volato in cielo.
Edith e la sua vita fiorentina…
Ho avuto una vita intensa, ricca di conoscenze. Quando arrivai a Firenze la cosa che mi sorprese di più, inizialmente, fu l’interesse che suscitavo: io ero una ragazza normale, come la maggior parte delle ragazze del mio paese, qui ero un po’ un’eccezione. Ero alta e bionda… diciamo che non passavo inosservata, e la cosa mi risultava strana. Un giorno, conobbi una rappresentante di alta moda e mi chiese di entrare in quel mondo come modella. Iniziai la mia vita da mannequin. Ho fatto tantissime sfilate, e per tanti anni sono stata una indossatrice per il Florence Fashion Group formato dai più famosi stilisti fiorentini.

Moda e jazz, da indossatrice a cantante, qual è stata la connessione?
Una sera, dopo una sfilata con le mie colleghe, tutte stangone come me, andammo a trovare un amico che si chiamava Tulio Bravi nel locale Arcadia di Firenze, un locale all’epoca molto famoso come jazz club. Mi misi seduta accanto al pianista e iniziai a cantare.

Possiamo definire la moda una forma d’arte?
È un mio pensiero… la moda è molto legata agli influencer, loro indicano ciò che devi indossare, anche se in fondo è sempre stato così, per essere “alla moda” devi seguire ciò che è di moda. La differenza sta nel periodo: negli anni ’70 c’era una attenzione particolare alla qualità dei tessuti, il resto è rimasto invariato. Per essere alla moda devi seguire delle indicazioni, perciò non c’è libertà.
Il suo fu un amore improvviso per la musica o aveva già questa passione?
Per me la musica è sempre stata importante: ho vissuto immersa nelle note, mio padre era un musicista, un contrabbassista. Mia madre, invece, lavorava in teatro, nello staff della direzione di uno dei più grandi teatri di Amsterdam, il Koninklijk Theater Carré.
Cos’è per lei la voce?
La parola è musica, la rabbia, la dolcezza sono musica. Come diceva la mia mamma: tutto è musica. Senza musica non possiamo vivere.
Quindi possiamo dire che la voce è lo strumento con il quale si esprime un sentimento?
Esatto, con la musica si esternano le emozioni, qualunque esse siano: gioia, dolore, felicità… è questo lo si fa attraverso la modulazione. Ho composto una canzone per la mia mamma e mentre la componevo piangevo: non era solo una liberazione del mio dolore, era anche una lode di amore per lei.
Questo mi fa pensare che lei oltre a cantare suoni anche uno strumento...
Suono il pianoforte, l’ho studiato da bambina per volere di mio padre, prendevo lezioni regolarmente tutte le settimane, l’insegnante veniva a casa nostra munito di bacchetta che usava sulle mie mani e su quelle di mia sorella, se non le mettevamo bene sulla tastiera.
Quando ascolta gli altri parlare riesce a recepire ciò che stanno trasmettendo al di là delle parole pronunciate? Un “buongiorno”, può essere sincero o semplicemente formale?
Il suo “buongiorno” di oggi, per esempio, era un buongiorno vero, pulito, di persona sincera. Io “sento” se quanto mi viene detto non è sincero. Nelle parole c’è una musicalità che emoziona.

Secondo lei, un’immagine, seppur silenziosa può evocare un suono? Un’opera d’arte trasmette delle vibrazioni?
Io credo che questo avvenga solo all’autore dell’opera, perché è colui che prova quell’emozione e senza di essa non può fare nessun tipo di arte, è un sentire a livello profondo.
Restiamo sul suono e le sue vibrazioni: il silenzio ha una sua musica?
Certo! E molto! È proprio nei momenti di silenzio che nasce la musica, il silenzio provoca tante emozioni che scaturiscono dai pensieri, oppure pensieri che scaturiscono dalle emozioni. Le faccio un esempio: la neve ovatta tutto, quel silenzio lo devi provare, è unico, è suggestivo, ha una propria “voce”, quindi una propria musicalità: note che si accordano sul pentagramma delle emozioni.
Cos’è l’arte per Edith Alberts?
L’arte è nutrimento, e di questa mi sono nutrita fin da bambina essendo nata e cresciuta in una famiglia di artisti.

E la musica cosa significa per lei?
La musica è condivisione ed è fondamentale lasciarsi affascinare da essa. Fa bene alla mente, al fisico, aiuta nei momenti tristi, in compagnia è un collante. Pensi a quanto è bello, in una serata con amici, quando qualcuno si siede a un pianoforte, o prende una chitarra in mano e inizia a suonare, sarà inevitabile: gli amici inizieranno a cantare! Ovunque tu vada nel mondo, con la musica, puoi portare la felicità.
L’obiettivo dovrebbe essere trasmettere questo amore ai più piccoli, come educare i giovani alla musica?
Sarebbe bello, oltre che importante, che venissero istituiti nelle scuole corsi di ascolto alla musica. Nel gennaio del 1990 e del 1991, per due settimane, ho cantato nel progetto sulla musica jazz al Teatro Comunale di Firenze, nel quale l’affluenza di ragazzi delle medie inferiori e superiori era molto alta. Ho saputo che alcuni di questi sono diventati musicisti. Non mi dispiacerebbe fare di nuovo quella esperienza.
continua…