Se parlare di certi temi offende le vostre orecchie, il vostro credo religioso, la vostra educazione sentimentale o ancora le vostre concezioni sul sesso, allora è meglio che lasciate perdere e andiate a leggervi qualcos’altro, perché, oggi, affrontiamo un argomento piccante che, fin da quando è nata l’umanità, ha sempre destato scandalo. Se invece non ve ne importa nulla e siete curiosi di esplorare il mondo delle umane vicende, continuate pure e lasciatevi stupire almeno quanto lo sono rimasto io scoprendo quanto sto per raccontarvi.
Partiamo un po’ da lontano, dicendo che in molti lo fanno, ma veramente in pochi lo dicono: statistiche alla mano circa il 60 per cento delle donne e l’80 per cento dei maschi; sto parlando dell’autoerotismo. Tracce di questa pratica si trovano anche nel passato più antico: per gli egizi ad esempio, la creazione avvenne per mezzo di un gesto di autoerotismo da parte del dio Atum; come rito di fecondità, durante solenni cerimonie religiose, i faraoni stessi si masturbavano sulle rive del Nilo. Il cristianesimo ed in genere un po’ tutte le religioni monoteiste, condannano questa pratica, alla quale viene dato il nome di onanismo, prendendo in prestito la figura di un personaggio biblico Onan. Costui, dovendo sopperire agli obblighi riproduttivi del fratello Er, fulminato da Dio per motivi non molto chiari, resosi conto che, comunque, gli eventuali figli avuti con la cognata Tamar non sarebbero mai stati considerati suoi, optò per una delle prime prove letterarie accertate di “coitus interruptus”, disperdendo il proprio seme per terra. Insoddisfatto di questa condotta, Dio fulminò pure lui. Veniva considerato un vero e proprio atto contro natura tanto che, Tommaso d’Aquino, lo considerava il secondo peccato più grave dopo l’omicidio, espiabile solo con un profondo atto di pentimento seguito da un anno intero a base di pane ed acqua! Ancora un vescovo del XVIII secolo, tal Alfonso Maria de Liguori, scriveva che «Sfiorare la mano di fanciulla, in quanto dilettevole, è già preordinato alla polluzione», andandone a colpevolizzare anche solo il pensiero. A peggiorare le cose sono arrivati poi i pregiudizi di ordine medico, secondo i quali la pratica della masturbazione era la fonte di diverse malattie quali cecità, gotta, epilessia e follia. Ringraziamo sentitamente il dottor Samuel Auguste Tissot (non ho idea se sia lo stesso degli orologi) che nel 1760 scrisse un libercolo dal titolo “De l’Onanisme”, se nella nostra infanzia ci hanno inculcato l’idea che se ci fossimo toccati saremmo rimasti bassi, ciechi e con le mani pelose. A proposito, una curiosità: nel 1894, il signor John Harvey Kellogg, convinto sostenitore di pratiche alimentari alternative connesse al rito cristiano degli Avventisti del Settimo giorno, messosi in testa di trovare un alimento naturale per sconfiggere i cattivi pensieri che potevano indurre gli uomini alla masturbazione, inventò i corn flakes, i fiocchi di mais che mezzo mondo usa oggi per fare colazione. Soltanto negli anni ‘50 del secolo scorso, grazie ad un’indagine sulla sessualità degli americani che prese il nome di “Rapporto Kinsey”, lo stesso alla base della teoria gender, l’autoerotismo venne sdoganato per essere dichiarato, nel 1972, atto “normale”.
Vi ho fatto questa breve cronologia dell’autocompiacimento erotico per giungere alla notizia vera e propria che, come ho già accennato all’inizio, mi ha lasciato un po’, come dire, perplesso. Giudicate voi al termine della lettura.
Nel maggio del 1994, Carol Queen, un’imprenditrice e sessuologa californiana a capo di un’azienda che vende giocattoli erotici e che fattura ben 11,9 milioni di dollari l’anno (stime del 2006), ha deciso di fondare il Maysturbation, evento che si tiene ogni mese di maggio, in risposta ad un discorso ritenuto un po’ troppo audace tenuto presso la Casa Bianca nel 1995 da Jocelyn Elders, donna messa a capo, dall’allora Presidente Bill Clinton, dell’organismo che si occupa della salute degli americani, il Surgeon General of the United States. “Penso che la masturbazione sia una parte della sessualità umana, e forse bisognerebbe parlarne” fu la frase incriminata.Non paga di questo evento, sorto con il nobile intento di affrontare le tematiche riguardanti il tabù dell’autoerotismo e di come cercare di abbatterlo, nel 1999 insieme al compagno Robert Lawrence, diede vita al “Masturbate-A-Thon”, considerandola una normale maratona benefica guidata dall’intento di discutere e raccogliere fondi per una miglior autocoscienza sull’argomento e per cercare di eliminare tutti quei paletti critici che la società moderna ancora si trascina dal passato.
Se mi è consentito il gioco di parole, la cosa deve essere sfuggita un po’ di mano, tanto che questo happening, seppur mosso da nobili intenti, si è neppure troppo lentamente trasformato in un convegno durante il quale i partecipanti non solo parlano, discutono e si confrontano ma mettono in pratica atti di autoerotismo come se stessero prendendo una tazza di tè ad un tavolino del bar. Come si svolge la maratona, è la stessa organizzatrice a dircelo: “Il Masturbate-a-Thon si svolge nel nostro Centro, ossia un luogo dove la gente possa riunirsi e masturbarsi comodamente insieme. Ci sono molte sedie e cuscini sul pavimento, per chi si vuole sdraiare, e prese di corrente per i vibratori elettrici. Per intrattenere le persone ci sono film, spettacoli di burlesque e musica dal vivo. Di solito dividiamo le discipline in uomini e donne, per assegnare i premi. Incoraggiamo le persone transgender a identificare se stesse come preferiscono, tuttavia sono sempre di più quelle che negano la divisione tradizionale dei sessi, quindi anche questa è una sfida. Diamo un premio per durata e uno per numero di orgasmi, ma qualche volta abbiamo anche fatto una gara di distanza dell’eiaculazione”.
Se siete ancora intenti a leggere, prima delle considerazioni finali, che lascio ad ognuno di voi, due numeri: l’evento non è poi così sconosciuto tanto che se ne tengono anche in Inghilterra ed in Europa in generale, in Cina, Canada ed Australia. Campione uscente è il giapponese Masanobu Sato, uomo d’affari di quarant’anni che, battendo il suo precedente record di 9 ore e 33 minuti ininterrotti di masturbazione, si era migliorato nel 2008 arrivando a ben 9 ore e 58 minuti di attività. “Prima di tutto devo molto alla mia grande immaginazione” ha dichiarato subito dopo in un’intervista “In secondo luogo, mi sono allenato molto in Giappone da quando ho vinto il primo premio lo scorso anno. Mi sono allenato due volte a settimana e ho preso circa cinque chili di muscoli. Questo mi ha aiutato molto, in termini di resistenza. Infine devo molto anche a TENGA (marca di giocattoli per l’autoerotismo maschile, n.d.r.), perchè le sensazioni che provo sono varie e ideali per la masturbazione. Senza questa varietà, il mio pene si sarebbe paralizzato. Uso anche 10 TENGA diversi per evitare questo problema”
Per la cronaca Masanobu è stato surclassato dallo scozzese con un tempo di 10 ore e 10 minuti senza soluzione di continuità, per un record che dal 2012 sembra non abbia ancora trovato qualcuno capace di batterlo.
Per le donne il record si è stabilizzato a sole 5 ore e 4 minuti, ma se in questa disciplina la differenza tra i sessi sembra inspiegabilmente pendere verso la parte maschile, la situazione si ribalta completamente se andiamo a snocciolare la quantità di orgasmi continui che, se per gli uomini è di 83, per il versante femminile è di 226! Duecentoventisei!
Alla faccia del dottor Tissot.