foto di Silvia Meacci
Essenziale, con un’impronta conviviale e un design elegante arricchito dagli ingredienti esposti in bella vista, Obicà Mozzarella Bar è a Firenze in via de’ Tornabuoni e in varie parti del mondo: Tokyo, Yokohama e Osaka, Milano, New York, Roma, Palermo, Londra, Torino, Cagliari, Malpensa, Serravalle Scrivia, Portogallo e Turchia.
A venti anni dalla fondazione il celebre ristorante propone lo speciale “Menù Anniversary”: cinque piatti speciali con i salumi artigianali Santoro della Valle d’Itria. Io ho gustato il capocollo di Martina Franca, il salame piccante a staffa, la mortadella artigianale Santorella e il filetto lardellato, con la focaccina all’origano. Come per la pizza, l’impasto è impeccabile. La lievitazione lenta di almeno 48 ore gli conferisce una leggerezza peculiare. La catena, nata soprattutto come Mozzarella bar, ha puntato inizialmente sui formaggi: Fiordilatte di Agerola, mozzarella di bufala, Campania DOP, bufala affumicato, burrata, stracciatella, caciocavallo irpino. Successivamente ha allargato la sua offerta con le pizze, ma anche con primi e secondi, buonissimi, innovativi ma anche della tradizione.
È amato dagli italiani e anche dai turisti. Non è poi così difficile capire il successo di Obicà che in napoletano significa “Eccolo qua!”, produzioni appena fatte, fresche, artigianali, tracciabili. Gli ingredienti ti conquistano. Il peperone crusco di Senise , IGP, i pomodorini del Piennolo del Vesuvio, il salame piacentino DOP, il passito di Pantelleria Doc Don Achille, il limoncello di Villa Messa. Nel menù ci sono presidi slowfood fissi, l’acciuga di Cetara, la mortadella di Prato. Ho avuto la possibilità di assaggiare la “Tartare di pomodoro della Masseria Dauna”, con senape, capperi fritti e salsa al basilico”. Piatti gustosi di cui poter individuare le componenti. Una tartara fake solo nel nome ma che si offre nella sua evidente e deliziosa natura. Degusto le eccellenze di Obicà e penso a quanto buone devono sembrare anche a quei turisti seduti laggiù, americani che perennemente si lamentano dell’offerta massificata e artefatta del cibo nel loro paese.