foto Archivio Michelino
L’origine di Moneta è assai più antica delle prime documentazioni medievali che attestano la sua esistenza e non è ancora del tutto chiarita la natura originaria del borgo, o meglio: se lo stesso è nato in seguito alla costruzione del castello o viceversa. Le prime notizie documentarie risalgono al 1235 e parlano di Moneta come un avamposto difensivo sulla valle del Carrione e come borgo murato, caratteristiche che si ritrovano anche in un atto del Codice Pallavicino del 1305. In base a queste testimonianze, il castello sarebbe stato costruito nell’ambito della successiva evoluzione del borgo fortificato. Sicuramente, in ciò che rimane di entrambe le strutture, ancora oggi è possibile leggere almeno due significative fasi costruttive: esiste, infatti,un’ evidente testimonianza nella quale è possibile notare come le mura quattrocentesche siano state fondate fondano su una struttura muraria assai più antica, che meriterebbe una lettura scientifica che ne stabilisca l’esatta datazione. Le origini di Moneta, come struttura d’insediamento abitativo, sembrano essere riconducibili all’insediamento di un “castellaro” ligure, cioè di una struttura fortificata a pianta quadrangolare, realizzata su un terrapieno con muri a secco fatti di pietre squadrate la cui origine risalirebbe addirittura ad un’epoca pre-romana. Il castellaro di Moneta, secondo la ricostruzione storica fatta dal professor Augusto Cesare Ambrogi in una relazione presentata nel 1996 nella circoscrizione 3 di Carrara Adiacenze in occasione di un convegno organizzato su Moneta, era collocato in posizione favorevole per la difesa su tre lati e garantiva una potenziale via di fuga verso la montagna. Secondo Ambrosi, lo stesso nome di Moneta, avrebbe origine da una divinità dell’antica Roma, Giunone Moneo, cioè: colei che osserva, avverte ed ammonisce. La rocca di forma quadrangolare è posta a nord ovest, rialzata, separata dal borgo per mezzo di un fossato e dotata di ponte levatoio. Il fossato è stato riportato alla luce e svuotato dai detriti di accumulo durante gli interventi di restauro del 2003- 2004, nell’ambito di un progetto di restauro conservativo del sito di Moneta, articolato in nove lotti, dei quali ne vennero portati a termine solo tre. Il borgo era cinto da mura, con torri circolari agli angoli. La fortezza, invece, venne realizzata sotto il dominio di Tommaso Campofregoso, tra il 1435 e il 1455. Le strutture murarie alte e diritte con torri angolari evidenziano un sistema difensivo non progettato per gli attacchi delle artiglierie. Con la continua evoluzione dell’arte militare ed il conseguente passaggio dell’uso delle armi da taglio alle armi da fuoco, viene realizzata una cannoniera lato monte e si riempiono i vuoti tra’ le mura merlate, ancora evidenti. La posizione del borgo, tuttavia, rendeva impossibile un perfetto adeguamento alle nuove tecniche di difesa delle artiglierie. Moneta, però, non era soltanto una struttura difensiva per il territorio sottostante, ma era anche un borgo densamente abitato, che nel 1602 contava cento nuclei famigliari, chiamati fuochi nel documento di censimento. Quello fu il picco di massima espansione del borgo che, di seguito cominciò a perdere la sua importanza strategica pur mantenendo le sue strutture. Si continuò, infatti, a nominare i comandanti d’artiglieria, anche se il loro compito, di fatto, era solo ed esclusivamente ristretto alla manutenzione delle strutture e delle armi in dotazione. Anche i cannoni vennero mantenuti sulle mura ma con il solo scopo di testimoniare il dominio della casa regnante sulla vallata carrarese.