Dopo aver fatto le ore piccole per accertarci sullo stato di salute dell’ orecchio del Van Gogh texano, arriviamo allo stabilimento molto assonnati. Scopriamo che con il revisionismo, lo stabilimento ha cambiato nome e si chiama: Dar libanese. Malgrado l’ora, fa già molto caldo, per fortuna abbiamo prenotato i lettini in riva al mare. Ci sono molte persone mattiniere come noi. C’è il nostro autista Uber con il suo trolley da spiaggia. C’è una donna che sta studiando da signora Aiazzone: è di un color mogano lucido. C’è un bambino che sta scavando una buca con una trivella professionale e scopre un antico insediamento romano. Facciamo il bagno, l’ acqua è calda e, confesso, anche pulita. Il tempo di stenderci al sole e arriva un intenso profumo di brace. Il pannocchivendolo con la sua carbonella passa davanti, scatta l’effetto sagra paesana. Notiamo un uomo che guarda verso il mare: è in piedi sulla battigia. Poi si volta verso la spiaggia e sorride a un ombrellone. Lui e il suo amico immaginario vanno via verso nuovi lidi. Per il contest tatuaggi incompresi, oggi abbiamo: una scatola dalla quale escono delle farfalle. Il problema è che ricorda un cassonetto dell’ umido o per dirla alla Elio, un cassonetto differenziato per il frutto del peccato. Poi c’è una signora che sulla schiena ha più fiori e piante di Sgaravatti (questa è per quelli di Roma nord). Il grado di cottura è arrivato al culmine. Non facciamo in tempo ad alzarci dai lettini che due signorine si tuffano con un ragguardevole carpiato con avvitamento. Votiamo 9 e ci avviamo verso l’uscita chiedendoci dove sia l’ orecchio del texano.