• Dom. Gen 19th, 2025

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Passeggiando nel Chianti con Claudio Bonci: i castelli di Castagnoli e di Brolio

DiSilvia Ammavuta

Set 9, 2023

seconda parte

 La passeggiata intorno al castello di Brolio con Claudio Bonci, storico del Chianti, come guida d’eccezione prosegue e così pure la narrazione delle vicende del castello: “Nel 1478  – mi spiega Claudio – gli eserciti di Ferdinando d’Aragona, re di Napoli, di papa Sisto IV e dei senesi, si mossero contro Firenze, attaccarono il castello di Brolio e, dopo due mesi di assedio, riuscirono a penetrare al suo interno. Gli aragonesi, non sufficientemente soddisfatti di averlo saccheggiato e danneggiato, lo distrussero fino quasi a raderlo al suolo. Le cronache del tempo riportano che fu quasi spianato. Nella seduta del 23 aprile 1484, il consiglio del popolo generale fiorentino, constatata l’importanza del ruolo di difesa da parte del castello di Brolio, deliberò la ricostruzione delle mura, che sono quelle che possiamo vedere oggi.

In seguito, nel 1529-1530 ci fu il celebre assedio di Firenze da parte dell’esercito spagnolo di Carlo V e anche  il castello di Brolio subì un grande attacco da parte dei senesi. Questo fu l’ultimo della serie di attacchi  che gli furono mossi nel corso del tempo. Una volta riusciti a conquistare il castello i senesi cacciarono i Ricasoli e il maniero fu dato alle fiamme. Nonostante gli ingenti danni riportati, il castello riuscì in parte a resistere alle lingue di fuoco e i bastioni si salvarono. I Ricasoli, tuttavia, rientrarono poco tempo dopo, quando, sotto Cosimo I, Siena passò sotto il dominio dei Medici. A quel punto Brolio cessò la sua funzione di fortezza di confine e finalmente potè regnare la pace dentro le sue mura, in quanto tutto il territorio si trovava sotto Firenze. Fu all’inizio del secolo XIX, con il governo Napoleonico, che il castello di Brolio entrò a far parte del dipartimento dell’Ombrone, passando successivamente alla provincia di Siena insieme ai tre comuni del Chianti storico: Radda, Gaiole, Castellina. Arriviamo infine alla seconda guerra mondiale: i primi di luglio del 1944, durante la ritirata delle armate tedesche verso nord, per 12 giorni, Brolio fu sotto tiro di formazioni inglesi e sud africane e venne ripetutamente colpito da bombardamenti aerei e d’artiglieria finché, il 15 luglio, le truppe tedesche si ritirarono.”

Ci allontaniamo dalla terrazza, proseguiamo il nostro giro all’interno delle mura del castello interno e torniamo davanti alla piccola cappella di San Jacopo dove poco prima eravamo passati senza soffermarci.

Un brivido misto a timore e curiosità mi percorre dalla testa ai piedi, metto in allerta tutti i sensi, la fantasia corre cercando il rumore di un cavallo al galoppo. Bianco, dicono che sia bianco… secondo la leggenda del fantasma del Barone Bettino Ricasoli

Spettro, ombra, immagine di persona defunta, insomma: un fantasma, che non deve necessariamente  indossare un lenzuolo bianco, come da stereotipo ormai consolidato nell’immaginario collettivo. C’è un fantasma che, privo di lenzuolo bianco, indossa una giacca finanziera nera e galoppa in sella al suo cavallo bianco, nei territori dei quali, in un lontano passato, era signore. È il fantasma del Barone Bettino Ricasoli, il cui corpo riposa nella cripta della cappella di San Jacopo sita entro le mura del castello di Brolio. (foto 5 della cappella)   Sono trascorsi 143 anni dalla sua morte, avvenuta il 23 ottobre 1880, e ancora c’è chi giura di avvertirne la presenza che si aggira nelle stanze del suo palazzo. Immaginiamo di poter trascorrere una notte nel castello, magari una sera in cui la luce elettrica, per qualche motivo, è saltata, e di dover ricorrere al ‘moccolo’ giusto per non restare nell’oscurità e, mentre cerchiamo di prendere sonno, veder la fiammella vibrare, allungarsi, oscillare per poi spegnersi e lasciarci nel buio più assoluto. Al solo pensiero il brivido torna a percorrermi, eppure c’è chi racconta di averlo provato quel brivido che, man mano, paralizzava il povero diavolo che si era visto passare davanti agli occhi un’ombra con una finanziera nera. Ci sono poi coloro che sostengono di aver visto passare al galoppo l’ombra del Barone Bettino sul suo cavallo bianco. Fervida immaginazione? Chi lo ha visto sostiene che non fosse frutto di fantasia. Alcuni riferiscono anche di aver sentito il fragore di piatti che cadono sul pavimento, senza motivo apparente, facendo sobbalzare per lo spavento chi si trovava in cucina, e questo non può essere frutto di fantasia. Be’, potrebbero essere combinazioni, fatti non verificabili, eventi inspiegabili, così come lo sono le lenzuola sgualcite, di quello che fu il suo letto, trovate al mattino dalle governanti. Provo a immaginare la scena mentre l’alito caldo di questa giornata estiva mi sfiora la pelle e i capelli alimentando una sorta di eccitazione che, quasi quasi, mi porterebbe a desiderare di passare una notte qui, dentro queste mura. Mentre formulo questo pensiero avverto un movimento alle mie spalle, sobbalzo al ricordo del racconto su un uomo che si salvò grazie all’apparizione del Barone Bettino e del suo cavallo, che misero in fuga un lupo che lo stava attaccando. Giro gli occhi una frazione di secondo, giusto in tempo per vedere un’ombra, resto con il fiato sospeso, il brivido, questa volta potente, è tornato…

“Aspetti il fantasma del barone?” mi chiede Claudio. Sorrido e tengo per me la domanda che vorrei fargli: ma i fantasmi di giorno si palesano? Claudio mi esorta a proseguire. Mentre si avvia mi mostra un foglio che  si è portato apposta per la visita guidata,  perché dove non arriva con la memoria, arriva con dispense e fogli. “Nella biblioteca – riprende la spiegazione – che si trova all’interno del castello di Brolio e che purtroppo non è visitabile, ci sono migliaia di documenti, in uno di essi vi è la descrizione del castello e di tutta la zona circostante. Questo testo fu scritto dal geografo-storico-naturalista carrarese, Emanuele Repetti, ed è tratto dal Dizionario storico geografico della Toscana, prima edizione Firenze 1846: “L’imponente edifizio è posizionato sul dorso di un poggio che si stacca da uno sprone occidentale dei monti del Chianti alto, fra monte Finale e Montelupo Berardenga fiancheggiato dai torrenti Malena e Dudda, tributari dell’Arbia, è un pentagono di solidissime mura alte 24 braccia con bastioni e camminamenti coperti, provvisti a ciascuno degli angoli di bocche e di feritoie per spingarde e altri proiettili. Il palazzo del barone, il giardino, la cappella, gli edifizi e i vasti annessi della tenuta di Brolio e un’alta torre quadrata, l’antico cassero rammentano delle historie fiorentine, il prato intorno agli spalti, tutto è compreso dentro il recinto del castello”.

 Dopo questa descrizione il perché Brolio abbia questo nome, comincia ad essere più chiaro. Il toponimo deriva…

continua…