Nella vita si va incontro a parecchi rischi, sarebbe un’illusione pensare il contrario. Parlando un po’ del panorama musicale live, contestualizzato in linea generale in Sardegna e nel resto dello stivale, Ivan Grave, il cantante de la Faida pone l’accento su una particolare e per lui rischiosa dinamica: “Bisognerebbe stare attenti: molti dimenticano loro stessi per cercare di essere qualcun’altro”.
Il commento di Ivan è, ovviamente, riferito alla quantità massiccia di cover band esistente su questo pianeta. La sua non è una critica gratuita per schiacciare in maniera irreversibile chi suona live, riproducendo solamente pezzi iconici, ma, da come mi parla, è più qualcosa che ha a che fare con una sorta di missione. Quando lo ritiene opportuno, Ivan parla sul palco di questo argomento, spingendo i musicisti a comporre musica propria, ma non solo, invita il pubblico ad aprire la mente nei confronti di artisti che fanno davvero un duro lavoro, come lui e la sua band, per cercare di creare qualcosa di nuovo, inedito e personale. Spesso questa sua sincerità gli costa cara: tra il pubblico può sempre esserci l’esponente di qualche tribute band, che, raramente, prende questi consigli nel giusto modo. Ivan Grave ritiene che sia sbagliato, in generale, fare in tributo ai miti musicali, ma diventa un problema quando sul palco si vedono musicisti che indossano una parrucca e si vestono come le star a cui dedicano il tributo e si esibiscono, riproducendo per filo e per segno una band nota. Per lui questo spettacolo somiglia più ad uno scimmiottamento: è tutto molto lontano dal suo concetto di fare musica. Perché voler essere qualcun’altro? Gli artisti, ovviamente, iniziano il loro percorso, riproducendo qualcosa di noto, ma, poi, dovrebbe essere spontaneo cercare di andare oltre. Essere se stessi in musica, d’altronde, dovrebbe essere la carta vincente. Il discorso di Ivan sulle cover band prosegue ed ecco un altro tasto dolente: la difficoltà, in svariati contesti, per le band emergenti, di potersi esibire. Avviene troppo spesso il paradosso che chi investe nel fare musica inedita, si ritrova ad esser sottopagato rispetto a chi invece non crea nulla di nuovo e fa puro intrattenimento. Se ci sono delle colpe di chi sono? Ivan continua: “Le cover band scelgono la strada più facile, è più semplice trovare serate se fai musica che già il pubblico conosce. Allo stesso tempo però anche il pubblico è disabituato, non ha voglia di impegnarsi a sentire un testo nuovo, un messaggio che non conosce a memoria come il padre nostro”.
C’è da dire che, fortunatamente, non tutti i gestori dei locali e organizzatori di eventi sono così, ma si tratta di perle rare. Anche dal punto di vista di chi si ritrova a dover pagare le band, infatti, la scelta più comoda è quella più comune. L’unica strada è quella di provare a farsi sentire sempre, e la Faida non si arrende, va avanti e scava nelle realtà più disparate, per diffondere ciò che è inedito. Il sacrificio dell’arte viene accolto con entusiasmo nei posti giusti, per il resto non bisogna demordere. Così come una cover band ha il suo spazio, anche chi crea da zero dovrebbe avere il suo: è una questione di educazione mentale, spirituale e artistica. Nulla è impossibile: siamo lontani, ma qualcosa si muove e l’unione, si sa, fa la forza. In quest’ultimo anno, Ivan e i suoi compagni hanno incontrato delle persone che credono nelle band emergenti. Si tratta di titolari di locali che non vogliono un pubblico da karaoke, ma vogliono un pubblico disposto ad ascoltare e che vada nei loro locali per fare più esperienze. Questo tipo di supporto, unico e raro, fa vedere uno spiraglio incredibile in una strada così difficile e densa di porte in faccia. Qualcuno in giro, che ancora dà valore alla cosa più importante quando si organizzano gli eventi c’è, e la cosa più importante in questo caso è sempre la musica.