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Diari Toscani

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Firenze: in mostra gli scatti sociali di Lisetta Carmi

DiSilvia Meacci

Mag 3, 2023

Si inaugura il 3 maggio e sarà visitabile fino all’8 ottobre, a Villa Bardini, “Lisetta Carmi. Suonare forte“,  una mostra dedicata a una fotografa e pianista, eclettica protagonista della sua vita, capace di vivere in più dimensioni e reinventarsi. La Carmi, scomparsa nel 2022 all’età di 98 anni, ha lasciato un immenso patrimonio di scatti, tutti animati da una continua sete di verità. Nelle sue vivaci interviste amava ripetere: “Tutta la vita ho lavorato per capire, ho fotografato per capire”.

“È un vero viaggio nel pianeta Carmi”, ha esordito  il presidente della Fondazione CR Luigi Salvadori, presentando la mostra durante la conferenza stampa. “Villa Bardini”, ha affermato il Presidente della Fondazioni Parchi Monumentali Bardini e Peyron Jacopo Speranza, “torna nuovamente ad essere la ‘Casa della fotografia internazionale’ dopo i successi delle mostre dedicate a Tatge, Erwitt, McCurry. “Lisetta Carmi. Suonare Forte” rappresenta il primo di tre appuntamenti del progetto “La Grande Fotografia Italiana” affidato a Roberto Koch dalle Gallerie d’Italia – Torino per celebrare la fotografia italiana del novecento. Il curatore dell’archivio della fotografa, che con lei ha intessuto rapporti professionali ma anche di amicizia, Giovanni Battista Martini, si è mostrato emozionato e onorato di aver potuto realizzare un percorso espositivo intenso e coraggioso, anche grazie all’allestimento esaustivo, teso a sottolineare la forza delle fotografie di Lisetta. La mostra, proveniente da Torino, prevede a Firenze due sezioni speciali, una dedicata al compositore fiorentino Luigi Dellapiccola e l’altra a foto inedite sull’alluvione del 1966. Raccontò Lisetta: “Arrivai in una città sconvolta. Per due giorni e una notte fotografai migliaia di libri bagnati e salvati per miracolo dai volontari, automobili capovolte, mele annegate nel fango, seggiole, bottiglie e fiaschi che galleggiavano nelle strade invase dall’acqua fangosa”. Durante il percorso espositivo i visitatori incontreranno la musica, grande amore della Carmi. Nel 1962 realizzò infatti un lavoro importante sia dal punto di vista musicale, che per le arti visive e la fotografia.

Trascrisse graficamente il lavoro di Luigi Dallapiccola, inventando una nuova tecnica che le consentì di dare un significato grafico ad ogni pezzo del quaderno musicale di Annalibera, fino a comporre diversi libri d’artista. “Ho esposto un negativo alla luce, l’ho sviluppato, è diventato nero e poi l’ho graffiato” così Lisetta descrisse il procedimento tecnico ma anche viscerale che la portò a esprimere in undici fotogrammi astratti undici segmenti della partitura musicale. L’essenza tragica della nostra essenza umana. Lisetta Carmi fu una figura importante nella sua Genova, soprattutto negli anni 60 e 70, partecipe di attività culturali e testimone dei tempi. Documentò la dimensione del lavoro in città, vedi le foto dello stabilimento dell’Italsider e del mondo portuale, ricevendo commesse dal comune stesso sulla sanità e sugli ospedali cittadini.  La Carmi era andata a vivere da sola in piazza Fossatello, vicina al quartiere dei “travestiti” e  a capodanno del 1965, in occasione di una festa, ebbe modo di conoscerli e fotografarli. Ne divenne amica, gli regalò le foto guadagnandosi la loro fiducia. Per sei anni li frequentò, entrando nel loro animo e avendo la possibilità di vederli e fotografarli anche nei momenti più delicati, intimi, di trasformazione. La mostra presenta un’ampia sezione dedicata a questi celebri scatti. Sublimi, genuini, bellissimi. Mai in lei troveremo foto estetizzanti, anche se poi alla fine il suo linguaggio comunica la bellezza della verità. Nacque nel 1924. Veniva da una famiglia ebraica laica. A 14 anni, nel 1938, fu buttata fuori da scuola dalle suore per via delle leggi razziali. Questo evento la marcò fortemente. La sua famiglia fu tuttavia fortunata, protetta e non deportata e per questo lei conservò in sé un senso di colpa. Per tutta la vita Lisetta aiutò coloro cui era stata negata la parola, dando loro voce anche con la fotografia. Lisetta non inseguì mai il successo. Il suo tarlo costante fu capire il senso della vita e la presenza sua e degli altri esseri umani qui su questa terra. Coraggiosa e volitiva, fu la donna dalle cinque vite, capace di cambiare e stravolgere la sua esistenza in più occasioni. Si dedicò dapprima allo studio della musica, per lei purificatrice dell’anima, e fu concertista in giro per il mondo. Poi avvenne un cambio repentino: a Genova nel 1960, in occasione di un congresso del MSI organizzato da Almirante, lei, di sinistra, decise di protestare in piazza con i portuali. Il suo maestro le sconsigliò fortemente di andare a manifestare, dato che avrebbe potuto ferirsi e compromettere l’integrità delle sue mani. “Se le mie mani sono più importanti del resto dell’umanità, io smetto di suonare”, disse Lisetta. E il giorno dopo smise di suonare. Successivamente seguì il suo amico Leo Levi, etnomusicologo, a San Nicandro Garganico, dove un gruppetto di persone diceva di aver ricostituito l’ebraismo in Italia. Lisetta si comprò nove rullini e una macchinetta fotografica, animata sempre dalla voglia di capire. Le foto di quel viaggio furono molto apprezzate. Decise di dedicarsi alla fotografia. Il padre le comprò una Leica con tre obiettivi, un 35, un 50 e un 90. Come fotografa si occupava di tutto, le scattava, sviluppava i provini, stampava, per anche 18 ore al giorno. Lavorò al teatro Eleonora Duse per tre anni, sfidando l’iniziale scetticismo del regista Squarzina, imparando molto,  facendo ottimi servizi fotografici, anche documentandosi sulle storie e  sui libretti delle opere. In seguito decise di girare il mondo, andò a Parigi, in Afghanistan, in India, in America Latina, fotografando per esempio i poveri a caccia di rifiuti recuperabili nel “basurero” in Venezuela, fece poi bellissimi scatti alle donne indie, a Belfast immortalò i bambini che giocavano nel filo spinato, poi in Marocco e infine in Israele, nei campi profughi, dando sempre voce a chi era schiacciato dal potere. L’ultima fase della sua vita fu dedicata al percorso del silenzio, della concentrazione, del divino, con la meditazione e la  fondazione dell’ashram Bhole Baba a Cisternino in Puglia.

Per ulteriori informazioni:https://www.villabardini.it/mostre-eventi-bardini/

foto di Silvia Meacci

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