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Diari Toscani

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Ardengo Soffici: un motivo in più per visitare Poggio a Caiano

DiSilvia Meacci

Apr 12, 2023

Poggio a Caiano merita certamente una visita per la celebre villa medicea “Ambra“,  una delle residenze più importanti dei signori di Firenze e poi granduchi di Toscana. Tuttavia, molti non sanno che ai piedi della villa stessa, e più precisamente nelle scuderie, si trova un museo, inaugurato nel 2009, dedicato alla poliedrica figura di Ardengo Soffici, che scelse il paese toscano come luogo d’adozione, benché fosse nato a Rignano sull’Arno nel 1879. 

La prima sala del percorso espositivo è tesa a narrare al visitatore la biografia dell’artista, attraverso didascalie, ricordi e foto, ma soprattutto grazie ai ritratti che il pittore fece alla moglie, ai figli e alla madre. Quest’ultimo è a grandezza naturale e rivela influenze di artisti europei e di Cézanne, per esempio, per il dettaglio del cestino di frutti sul tavolo dietro alla figura femminile.

Conosciuto soprattutto come pittore, Soffici fu anche poeta, scrittore, critico d’arte. Ebbe il merito di far conoscere ai suoi connazionali Arthur Rimbaud con una sua monografia del 1909. Per uscire dal provinciale panorama artistico italiano, aveva infatti deciso di vivere sette anni a Parigi dove aveva conosciuto i più grandi esponenti delle avanguardie, Picasso, Braque, Apollinaire, riuscendo a  mantenere fitte relazioni con alcuni di essi anche dopo il suo ritorno in Italia. Con Papini e Prezzolini iniziò l’avventura de “La Voce” e pubblicò testi su Medardo Rosso, l’Impressionismo, Picasso . Molto suggestive le foto dell’epoca esposte nel museo. Bellissimo il suo ritratto con Papini. Dopo iniziali controversie con i futuristi milanesi, Boccioni, Marinetti, Carrà, finì per unirsi al Futurismo, per lui, “la sola avanguardia esistente in Italia” e lo fece  insieme a Papini e a Palazzeschi, anche tramite la rivista Lacerba di cui fu il fondatore. Soffici fu un eccellente poeta futurista, spinto dall’urgenza di sovvertire le regole, dallo sperimentalismo. Praticò il “paroliberismo”, usando termini inventati e distruggendo il senso logico nella sua raccolta “Bïf§zf+18. Simultaneità e Chimismi lirici“. Anche nella sua pittura di quel periodo si apprezzano i tratti sperimentalistici anche se la sua arte fu sempre condizionata dalle basi cézanniane e cubiste interiorizzate a Parigi.

Dopo la prima guerra mondiale Soffici tornò ai valori della “bella pittura”, fino alla fine della sua vita. Dalle finestre di casa sua al Poggio, poteva approfittare della bellezza della natura, ritraendola, fondendo realismo, realtà e modernità. Soffici aveva frequentato l’Accademia delle belle arti a Firenze e la Scuola libera del nudo dove insegnavano Giovanni Fattori e Telemaco Signorini. Nella seconda sezione del museo si possono ammirare svariati quadri di paesaggi con olivi, campi e case che rimandano alla pittura del suo maestro Fattori.

Al termine del percorso museale troviamo anche affreschi realizzati da Soffici, successivamente riportati su pannelli, e il video in cui il pittore stesso racconta ai visitatori la sua pittura e il suo rapporto con Poggio a Caiano: “Anche oggi dopo 55 anni di pittura, il mio lavoro è una specie di identificazione tra me e il paese in cui vivo; a forza di amarlo e capirlo è avvenuto che io sono diventato il paese e il paese è diventato me”. Soffici morì nel 1964 a Forte dei Marmi.

Foto di Silvia Meacci