• Ven. Giu 2nd, 2023

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

L’album “Questa non è l’America” della Faida avanza. Non ho mai fatto mistero del fatto che un brano in particolare mi ha sempre colpito e si tratta di “Strade Diverse”. Il testo di Ivan Grave è fortemente autobiografico e sincero. È  proprio lui a raccontarci la storia di questo brano, ora ascoltabile su tutti gli store digitali:

“Questo è stato uno dei primi brani che ho scritto con La Faida, forse il primo, ora che ci penso. I ragazzi dovevano mandarmi la parte strumentale per un testo che avevo scritto, ma una volta ricevuta la musica venne fuori “Strade diverse”. Non fu, ovviamente, una cosa casual. Era da un po’ che volevo mettere in musica la mia risposta a certe situazioni, era arrivato il momento giusto. Tornato in Sardegna, mi son trovato faccia a faccia con parenti e persone del mio passato, tutti con lo stesso pensiero comune: la mia perdita di tempo nel voler a tutti i costi essere un musicista. La cosa che più mi dà i nervi è la frase “Sì, però devi anche trovare un lavoro”, come se la musica non lo fosse. Ero lì per i fatti miei e un bel giorno incontro una persona che, per caso, mi riconosce e dice: “Ricordo ancora quando con un pezzo di legno fingevi di suonare” e poi “Hai ancora i poster in camera?”. Son stato al gioco fino a che non è entrato in scena il solito discorso “Ora hai un figlio, non sei troppo grande per sognare?”. In quel momento mi son sentito bloccato. Poi, invece, è nata “Strade Diverse” e ho risposto. Vado fiero di questo pezzo perché a quella persona, come a tante altre, ho risposto nella maniera, per me, migliore, mi sono trattenuto, non ho risposto di getto. Forse “la gente” pensa che compri una chitarra e sei un musicista, la maggior parte delle persone non si pone il problema di quanto si investa in questo sogno. È come chi entra al ristorante e, a prescindere, si lamenta dei prezzi. Se pensi solo a te stesso, non potrai mai capire cosa c’è dietro alla passione e al lavoro di chi hai davanti.Quest’ultimo anno ho avuto modo di tornare al passato, visitando città in cui avevo vissuto: ho visto persone, che pensavo condividessero il mio sogno, rinunciare per via di una vita sicura. Hop sentito frasi del tipo: “Ho famiglia, ho smesso di suonare.”Ognuno fa le sue scelte, ma la cosa più infima è che alcune di queste persone ti giudicano. Una reazione, la loro, che a me sembra solo una scusa per reprimere il dolore che hanno dentro. È ovvio, e lo so bene, che la stabilità economica è piacevole, ma non giudicarmi, se, poi, tu, in realtà, sei triste e insoddisfatto. Io con “Strade Diverse” ho voluto lanciare una serie di messaggi. Innanzitutto vorrei non dover lottare continuamente per dimostrare che il mio è un lavoro come lo è qualsiasi altro. Il modo per raggiungere il mio sogno è solo diverso dal tuo.

Dimmi come riuscire, dammi la soluzione per restare o morire ricordando il mio nome.

Dammi solo un motivo per sfondare quel muro, per sentirmi più vivo.

Nelle strofe c’è un continuo paragone con quel tipo di persona che mi guarda dal suo piedistallo e alla quale, ad un certo punto, io chiedo “Dammela tu la soluzione”. Io una soluzione per essere ricordato e ascoltato non la trovo, c’è solo la musica per me, solo lei potrebbe far ricordare il mio nome.

Perchè infondo abbiamo preso solo strade diverse, tu sai già del tuo futuro e io tra mille tempeste.

Non voglio fare a pugni con chi non capisce le mie scelte, abbiamo semplicemente preso strade diverse. Io scrivo ciò che ho dentro su fogli che diventano così spessi, fino a trasformarsi in mattoni e faccio rumore, perché, ovviamente, per tanti la nostra musica è rumore.

Io scrivevo sul cemento quel che avevo dentro!

Siamo semplicemente distanti, io ho sempre vissuto in nome del mio sogno, non ho mai messo dei soldi da parte per “stare tranquillo”. In tempi non sospetti, già parlavo di muro, ma il muro di “Strade Diverse” non è un muro che ho costruito da solo, è il muro di chi non capisce me e non capisce o non vuol capire ciò che faccio nella vita.”