Prendete un qualsiasi album Rock famoso e, probabilmente a metà strada, arriverà lei: la ballad. L’atmosfera rallenta e tutto diventa docile, è il momento in cui la band esprime se stessa con una carica emotiva alla quale non siamo abituati. Anche per generi musicali come l’hard rock e il metal arriva il momento in cui l’amore deve esprimersi nella maniera più toccante possibile.
Specialmente nei primi mesi della collaborazione, io e Ivan Grave abbiamo parlato molto. Lui aveva deciso di raccontare la sua storia, la sua Faida e non solo: Ivan aveva anche deciso di distruggere un po’ di impedimenti, che da tempo lo inseguivano. Abbattendo un mattone dopo l’altro, Ivan avrebbe nuovamente visto oltre quel muro. La sua fatica era prevalentemente quella di guardare in faccia, per la prima volta, l’ostacolo, perché una volta trovato quel coraggio, dimostrava sempre di poter ribaltare la situazione. Il punto era che bisognava iniziare questa piccola, ma grande, lotta personale. Un giorno parlando dei suoi tatuaggi, mi colpì questa sua frase: “Io ho tatuato un cuore di ossa perché forse il mio cuore è proprio così. Non so se conosco l’amore e soprattutto se so esprimerlo”. Risi e lasciai correre, finchè non arrivò il momento giusto. Ivan lo racconta così: “Un giorno Stefania mi fece notare che i miei testi erano sempre carichi di rabbia e mi chiese se avessi mai provato a scrivere d’amore o comunque di qualcosa che mi desse gioia. Rimasi spiazzato: l’unico brano sull’amore scritto con La Faida, era Malamore, il nostro primo singolo, ma non è di certo un pezzo gioioso. Quando scrivevo in inglese potevo parlare un po’ di più del sentimento dell’amore, e siccome non tutti capivano i testi, un po’ mi nascondevo. Ci pensai per tutto il giorno e capii quanto mi facesse paura parlare di un sentimento così importante, se pur vittima, in musica, di una serie di parole utilizzate più e più volte. La mia paura era rischiare di esser banale, di non riuscire a trasmettere l’importanza dell’amore vero. E pensai all’amore vero, l’amore puro: mio figlio. Scrissi così “Illumina”dedicandola a lui.
Dicono che un figlio ti cambi ed è vero, Gabriel ha cambiato il mio modo di vedere e sentire le cose, insegnandomi a credere di più in me stesso. Quel che amo di più in assoluto è ciò che provo nel guardarlo negli occhi e immaginare come dev’essere guardare il mondo per lui. Come dico nella canzone, non mi ero accorto prima di quanto il cielo potesse illuminare, ma con mio figlio l’ho capito al primo istante. I bambini non hanno maschere e riescono con la loro purezza a toccare la parte più profonda delle nostre anime.
Avevo paura di mostrare in musica questa mia parte, avevo paura di toccare certi argomenti e tante volte ho pensato di esser visto e giudicato come sbagliato, perché ho un figlio e inseguo come un matto la musica. Scrivere “Illumina” mi ha aiutato a comprendere che, se vado avanti per questa strada è grazie e per mio figlio. Io non penso solo a me stesso, io vorrei che mio figlio non vedesse mai gli occhi tristi di un padre che non ha tentato. Questo, chi come me insegue il proprio sogno, dovrebbe non scordarlo mai.
Io vado avanti. Vado avanti per me e vado avanti per insegnare a mio figlio che deve combattere per gli ideali, per i sogni e gli obiettivi. Anche se non dovessi farcela, sarò più felice così.
“Illumina” parla di questo, parla di amore, parla dell’essere padre ed è grazie a questo amore profondo che ho scritto la mia prima canzone d’amore in italiano”.
Ricordo che mi arrivò un messaggio, un audio, con nuova canzone di Ivan. Non immaginavo una sua reazione in così poco tempo. Ivan aveva scritto una lettera d’amore a suo figlio e l’aveva messa in musica.