Brain descrive l’emozione del primo viaggio in aereo quasi soffocato dall’emozione e dice: “Mi si ammassavano nel cuore molteplici emozioni: il successo dei provini a Nairobi, la novità e l’eleganza del viaggio, il pensare cosa mi aspettasse in Europa. Giunto a Madrid mi sembrò di arrivare su un altro pianeta, dove non era un lusso avere le scarpe, aprire il rubinetto dell’acqua o possedere molti vestiti per cambiarsi!”.
Eravate solo giovani kenioti?
No, in quel frangente, ho conosciuto ragazzi che arrivavano dal Ghana, dalla Nigeria e dal Sudan; ogni Nazione aveva un piccolo team di giovani che formavano una squadra.
Quindi era un torneo! Com’era organizzato?
Ogni Nazione aveva 16 ragazzi, 11 dei quali venivano selezionati per le partite. C’erano anche giovani di squadre inglesi come il Southampton ed il Tottenham. Eravamo suddivisi in due gironi di sei squadre ciascuno. Dopo gli scontri diretti, veniva stilata una classifica e le prime quattro squadre di ogni girone disputavano le semifinali e la finale. Noi giungemmo in finale con il Southampton, ma, purtroppo, perdemmo malamente.
Che accadde dopo la sconfitta?
Al momento non ci dissero nulla. Perdere quella partita, tuttavia, per noi, non fu solo una sconfitta sul campo, ma rappresentò anche la perdita di un’opportunità per restare, immediatamente, in Europa. Inoltre perdevamo anche la possibilità di continuare ad allenarci con team spagnoli o inglesi e di essere, continuamente, sotto la supervisione di tecnici, che, nel momento in cui avremmo reso al massimo, ci avrebbero inserito nella prima squadra.
Quanto siete restati lì prima di ripartire?
Per noi il “Paradiso” si protrasse per due settimane, poi, con le lacrime agli occhi ed il cuore spezzato, ripartimmo per Nairobi”.
Cosa fai oggi?
Non sono tornato a Kisumu e non gioco più nei campetti polverosi o pieni di fango quando piove. Per ora vivo con mia sorella, che lavora a Nairobi, perché io continuo a giocare nella squadra degli “Hrambee Stars Junior” ed essere tra i giovani sotto, per essere pronto per il prossimo torneo giovanile in Europa dove, un giorno, spero di restare definitivamente, così da giocare e vivere con coloro che “ce l’hanno fatta!”.