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Diari Toscani

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Il cinema alle cave: dai Lumiere a James Bond

DiLuigi Giovanelli

Apr 13, 2022

Film, documentari, video musicali: le cave di Carrara sono state protagoniste di oltre una quarantina di produzioni cinematografiche, sin dall’inizio della storia del cinema. La prima volta risale, infatti, ai fratelli Auguste e Louis Lumiere, gli inventori del proiettore cinematografico e della pellicola a trascinamento, che, nel 1897, due anni dopo aver brevettato la loro invenzione, commissionarono a un loro agente, la realizzazione di un breve filmato girato proprio alle cave di Carrara. Il filmato ha avuto una storia rocambolesca, dalla quale si è originato un nuovo cortometraggio girato, ugualmente, nelle cave di Carrara a distanza di quasi cent’anni. Il titolo di quello dei Lumiere era “Train sortant d’un tunnel” e, per quaranta secondi, riprendeva la locomotiva a vapore della ferrovia marmifera all’uscita di una delle gallerie del suo percorso alle cave. Il tema del treno in movimento fu il primo argomento affrontato dalla nuova invenzione chiamata “cinema”. La prima pellicola realizzata dai Lumeire per far conoscere la loro creazione era stata, infatti, “L’Arrivée d’un train en gare de la Ciotat”, presentata a Parigi, Londra e New York nel 1896: il famosissimo filmato in cui si vede un treno che arriva in stazione e che dà l’illusione di investire gli spettatori delle prime file. Forse per questo primissimo “effetto speciale”, i Lumiere pensarono di realizzare altri filmati con i treni come oggetto e, in qualche modo, vennero a conoscenza dell’esistenza di un treno particolare e unico, che si muoveva tra le cave di marmo. Qualunque fosse la ragione che portò alla realizzazione del filmato sulla ferrovia marmifera, la realtà fu che la pellicola venne, appunto girata, ma finì rapidamente nel dimenticatoio e soprattutto non venne, per decenni, messa in correlazione con le cave. A scoprire che il filmato dei Lumiere, conservato negli archivi della cineteca di Lione, aveva come location le cave di Carrara, è stato, agli inizi degli anni duemila, un giovane regista di origine belga, Fabio Wuytack, la cui storia era intrecciata con la città di Carrara, perché a Carrara era stato concepito da genitori artisti e poi vi aveva trascorso gli anni dell’infanzia. Da quella serie di incredibili coincidenze Wuytack ha tratto il corto “Made in italy”, nel quale racconta la ricerca del set orginale del filmato dei Lumiere e insieme ripercorre le sue origini italiane. Il corto, uscito nel 2004, girato a Carrara tra le cave e Castelpoggio, ha partecipato a molti festival e ricevuto diversi riconoscimenti.

Dopo i Lumiere, che, peraltro, smisero rapidamente di occuparsi di cinema, convinti che la loro invenzione non avrebbe avuto grande futuro, le cineprese tornarono a Carrara nel 1921 con la prima versione del drammone “I figli di nessuno”: si trattava di un film muto, diretto e interpretato da Ubaldo Maria Del Colle, che andò perduto.

L’aspetto drammatico di un lavoro, quello del cavatore, fatto di fatica e pericolo venne subito colto dal cinema nel suo aspetto di lotta tra l’uomo e la pietra e continuò ad esercitare fascino su registi, produttori e spettatori. Nel 1929 l’Istituto Luce, la prima istituzione pubblica per la diffusione del cinema creata dal regime fascista nel 1924, realizzò un lungo e dettagliato documentario sull’impresa del monolite, il più grande blocco mai estratto dalle cave di Carrara. Alcuni anni dopo, nel 1937, arrivò il primo film col sonoro: “La fossa degli angeli”, che portò a Carrara, per la prima volta Amedeo Nazzari, star del cinema italiano. Il film, diretto dal regista Carlo Ludovico Bragaglia, era basato su un testo teatrale “Marmo”, scritto da Cesare Vico Lodovici, già autore e sceneggiatore a livello nazionale e personale amico di Roberto Rossellini, che con lui collaborò alla sceneggiatura. Nel 1951 si tornò a girare “I figli di nessuno” nella versione che divenne uno dei film campione d’incassi della stagione: di nuovo Amedeo Nazzari nei panni di un cavatore insieme alla bellissima Yvonne Sanson, per la regia di Raffaello Matarazzo, che li chiamerà ancora a Carrara nel 1955 per “Angelo bianco” ultimo film della trilogia del marmo voluta dal regista. Anche “Angelo bianco” si basava sul testo “Marmo” di Lodovici, particolarmente accreditato per essere lui nativo del luogo e quindi profondo conoscitore di tutte le dinamiche sociali legate al lavoro alle cave.

Nel 1960, le cave furono sullo sfondo del film “La strada dei giganti”, di Guido Malatesta, una storia ambientata nella seconda metà dell’800 e incentrata sulla costruzione di una ferrovia. Ci vollero ancora cinque anni per portare alle cave la prima grande produzione americana: nel 1965 la Fox produsse un kolossal sulla vita di Michelangelo, interpretato da Charlton Heston, star mondiale, e diretto da Carol Reed. Nel 1972 fu la volta di Pier Paolo Pasolini, che arrivò a Carrara per girare un documentario sulle Morti bianche in cava, nel quale intervistò molti cavatori e alcuni abitanti di Colonnata. Seguì un lungo periodo in cui le cave non entrarono in nessun ciak cinematografico fino al 1987, quando i fratelli Taviani girarono “Good morning Babilonia”, la storia di due scalpellini emigrati in America a inizio ‘900.

Fu una sola scena, un campo largo sulle cave di Carrara, quella che, nel 1992, concluse il film “Al lupo, al lupo” di e con Carlo Verdone: ma la bianca cascata sotto cui si era rifugiato il padre dei tre protagonisti – Francesca Neri e Sergio Rubini, insieme a Verdone – descritta nel criptico messaggio lasciato dal padre per indicare dove si era nascosto (alle cave di Carrara, appunto) aleggia su tutto il film. Ancora un periodo senza set e riflettori e poi, nel 2004, il film “Notte senza fine” di Elisabetta Sgarbi, diviso in tre episodi, uno dei quali girato all’interno della cava di Murlungo. Quattro anni dopo, sulle strade che portano alle cave, definite tra le più pericolose del mondo, arrivò James Bond, in una scena mozzafiato di inseguimento in auto. Il film era :“007 Quantum of Solace”, diretto da Marc Forster, con Daniel Craig nella parte del mitico agente segreto. Nel 2010 fu girato alle cave il documentario “Il capo”, diretto dal duo Ancarani –Savorelli, che vinse nella sezione dedicata ai documentari della Mostra del cinema di Venezia dell’anno successivo.

Nel 2011 “Da stella a stella” del regista napoletano Tony D’Angelo, nel 2018 “Michelangelo infinito” del regista Emanuele Imbucci con Enrico Lo Verso nei panni del protagonista e nel 2019 “Il peccato” del regista russo Andrej Koncalovskjj, superproduzione europea ancora su Michelangelo.

Le cave vennero scelte come location per i video musicali di molti grandi della musica a cominciare dagli Emerson, Lake &Palmer che, nel 1993, scelsero il paesaggio lunare del marmo per girare il video di Black Moon, seguendo il consiglio del padre di uno dei membri del loro staff, che era uno scultore e conosceva bene le cave di Carrara. Ma la lista dei nomi dei cantanti che hanno girato alle cave i loro video comprende anche Dolcenera, Ligabue, Zucchero, Gianna Nannini, Giovanni Allevi.