Le cave di Carrara hanno affascinato il mondo del cinema quasi dal suo primo apparire. È del 1897 il potente filmato girato dai fratelli Lumiere in persona, che riprende la locomotiva della Marmifera all’uscita di una galleria in mezzo alle bancate di marmo. Un filmato che dava l’illusione agli spettatori di stare per essere investiti dal treno e che causò, in moltissime sale di proiezione, scene di fuggi fuggi degli spettatori delle prime file. Lo scenario unico e, a tratti, quasi irreale, di un mondo fatto di pietra bianca, di fatica, di drammi e di passioni non poteva non attirare la nuovissima arte che aveva ormai spopolato in quasi tutto il mondo e già nel 1921, quando il cinema non aveva ancora scoperto il sonoro, nelle cave di Carrara si girò il film I figli di nessuno, diretto e interpretato da Ubaldo Maria Del Colle e da Leda Gys, nome d’arte dell’attrice Giselda Lombardi. Il film si basava su un testo teatrale scritto da Ruggiero Rindi e Vittorio Salvoni. La pellicola, a cui mancano alcuni spezzoni deteriorati dal tempo, è stata restaurata nel 1998 dalla cineteca di Bologna. Ubaldo Maria Del Colle fu anche consulente e aiuto regista del più celebre rifacimento del film realizzato nel 1951, ma un remake, intitolato L’angelo bianco, era già stato fatto nel 1943 per la regia di Giulio Antamoro, Federico Sinibaldi ed Ettore Giannini. Il soggetto, nonostante una trama che si può considerare antesignana delle telenovelas, venne ripreso ancora nel 1974 da Bruno Gaburro che ne fece un ulteriore remake. La versione di maggior successo, in assoluto, fu, però quella del 1951, diretta dal regista Raffaello Matarazzo che, all’epoca, era il maestro del genere strappalacrime, particolarmente apprezzato nel dopoguerra. La voce che si sarebbe girato un grosso film a Carrara, con i più celebri attori del momento, logicamente mise in subbuglio la città. I protagonisti sarebbero stati Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, in quel momento all’apice della carriera e della popolarità, per cui la gente si riversò nelle strade per vedere il cast, che passava in auto per raggiungere il set. Il remake de “I figli di nessuno” può essere considerato un capolavoro del genere melodrammatico nazional-popolare ed ha anche la particolarità di essere l’unico dei film di Matarazzo a non avere un lieto fine. La storia ha tutti i sacri crismi per muovere emozioni e compassioni negli spettatori. L’ambientazione venne attualizzata e portata alla contemporaneità del tempo e sullo sfondo delle cave furono messe in scena realtà in conflitto come i padroni, imprenditori del marmo e i cavatori, e poi i governanti che miravano solo all’arricchimento personale e i ragazzini avviati e sfruttati sin da piccoli nel duro lavoro in cava. La formula dell’amore contrastato tra il giovane e ricco conte Guido Carani, Amedeo Nazzari, proprietario di una cava, per la bella Luisa Fanti, Yvonne Sanson, figlia del vecchio guardiano della cava, apre, nel film un’intricata serie di sviluppi nei quali compaiono la scoperta tardiva di un figlio della coppia di innamorati, separati per sempre dall’altezzosa madre di lui e dal perfido amministratore dell’azienda, la scelta del convento da parte di Luisa e di un altro matrimonio da parte del conte, con la riunione finale dei due protagonisti solo per vedere morire il figlio, finalmente ritrovato. Un drammone da far affogare gli spettatori nelle lacrime che portò al cinema moltissimi carraresi anche perché molte delle comparse erano persone del luogo. Amedeo Nazzari ebbe modo di familiarizzare molto con i cavatori chiamati come comparse, tanto da instaurare un rapporto di vera amicizia che lui stesso ricorderà, in seguito, ripercorrendo la storia della realizzazione del film dicendo di essere rimasto colpito dai volti abbronzati e segnati dal duro lavoro nei bacini marmiferi e, anche, di immaginarsi come un cavatore se non avesse fatto fortuna nel cinema. Nazzari aggiunse anche che, se fosse stato un cavatore la sua casa sarebbe stata a Bedizzano, che era il paese da cui provenivano tutte le comparse.
A Carrara, nelle cave, vennero girate le scene in esterna, mentre gli interni furono girati negli studi romani della Titanus, la casa produttrice del film. “I figli di nessuno” rientrava nella trilogia strappalacrime in cui c’erano anche “Catene” e “Tormento” sempre interpretati dalla coppia Nazzari- Sanson. Il film uscì nelle sale italiane il 22 novembre del 1951. L’accoglienza della critica fu piuttosto severa mentre quella del pubblico fu entusiastica: il film, che incassò 958 milioni, arrivò al secondo posto dei film più visti della stagione ’51-’52, dopo il film Anna di Alberto Lattuada e con oltre otto milioni di spettatori è al 45° posto nella classifica dei film italiani più visti di sempre. Nel film è contenuta la performance del cantante Giorgio Consolini, anche lui star dell’epoca, che canta la celeberrima canzone “Mamma”. Curioso, infine, il fatto che il titolo, risalente già al dramma teatrale, abbi coinciso con un’espressione dialettale tipica carrarina: “fiol d’ nissun” (figlio di nessuno) era, specialmente negli anni ’50, un epiteto equivalente a “disgraziato”.
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